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L’intelligenza artificiale al servizio del settore turistico

L’intelligenza artificiale (AI: artificial intelligence) è usata in sempre più ambiti, dall’arte alle applicazioni aziendali, passando per il settore turistico. Apollo Plus, software di un’azienda con sede a Parigi, può prevedere ed intercettare le abitudini di consumo dei viaggiatori. Queste conoscenze permetterebbero di ottimizzare le vendite e proposte del settore turistico, individuando i criteri che guidano le scelte dei consumatori. Le imprese sarebbero aiutate nel processo decisionale, a prescindere dalla loro dimensione. In particolar modo, il programma si focalizza sugli acquisti anonimi come merce e ristorazione.

L’AI applicata al settore turistico

Nel settore turistico l’AI serve a:
  • predire le preferenze degli utenti attraverso l'analisi dei dati
  • adottare la tariffa migliore(pricing)
  • gestire le prenotazioni (booking)
  • vendere servizi ancillari, quelli che servono a rendere più piacevole il soggiorno, sfruttando concierge virtuali 
  • interagire con il cliente a qualsiasi ora del giorno e della notte
Secondo uno studio del Politecnico di Milano il 95% degli italiani ha familiarità con l'espressione intelligenza artificiale, il 60% è in grado di riconoscerne la presenza nei prodotti o nei servizi utilizzati e l'80% ne dà una valutazione positiva. L'A.I. sta rivoluzionando nel profondo anche l'organizzazione delle aziende, soprattutto di quelle più grandi. Nel 2021 sono stati investiti 380 milioni in progetti che riguardano questo ambito, il 27% in più rispetto all'anno precedente.

L’intelligenza artificiale e la privacy

L’intelligenza artificiale ha bisogno di un gran numero di dati da analizzare, su cui basare e sviluppare i suoi algoritmi. Altrimenti i suoi risultati avranno una minore affidabilità. In Italia, questa necessità, ha di recente portato allo scontro fra la società OpenAi e il Garante della privacy. Quest’ultimo ha decretato, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani usati da ChatGpt, software di intelligenza artificiale creato dalla OpenAi. L'autorità per la protezione dei dati personali, come precisa ilsole24ore.com, ha anche disposto un'istruttoria. Sotto accusa è finita non solo la gestione dei dati degli utenti, ma anche i sistemi di verifica dell'età. Il timore espresso dall'autorità è che il software eroghi a utenti giovanissimi risposte non in linea con il loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. Il provvedimento arriva pochi giorni dopo la perdita di dati subita da OpenAi (avvenuta il 20 marzo 2023), riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni di pagamento degli abbonati. Nel provvedimento si accusa l’azienda della mancanza di una informativa riguardante il trattamento dei dati. Ma soprattutto, dell'assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta massiccia di informazioni personali per addestrare il software. Fonte: TTG

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