News

NEWS

La Domus di Tito Macro ad Aquileia torna in vita

[caption id="attachment_103688" align="aligncenter" width="1260"] Interni della domus di Tito Macro ©G. Baronchelli[/caption]  

Ritorna in vita la Domus di Tito Macro ad Aquileia. 1.700 metri quadrati per l’innovativo progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della dimora di età romana promosso da Fondazione Aquilea con il contributo di Ales.

  E' stato inaugurato venerdì 25 settembre 2020 ad Aquileia l’innovativo progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della Domus di Tito Macro, promosso dalla Fondazione Aquileia. La Domus sarà aperta al pubblico su prenotazione, in base a modalità che saranno comunicate prossimamente sul sito internet www.fondazioneaquileia.it
 

Il progetto di valorizzazione

L’articolato progetto di valorizzazione, ideato per assicurare la conservazione dei reperti esistenti e garantire la più ampia fruibilità del sito, ha previsto la risistemazione dell’area in seguito a un’importante attività di scavo condotta dall’Università di Padova, nonché la costruzione di un’elegante e moderna copertura in laterizio monocromo - tra le più ampie esistenti in Europa all’interno di un’area archeologica - sostenuta da pilastri d’acciaio in rosso pompeiano. La costruzione consente al pubblico di entrare concretamente in un’antica dimora romana e di comprenderne in maniera più immediata l’articolazione, le volumetrie, i percorsi, le fonti di illuminazione e il rapporto fra le sale principali e le aree scoperte. Sono state inoltre effettuate operazioni di pulitura, consolidamento, risarcimento di lacune e protezione finale su una superfice di 320 mq di pavimenti decorati con mosaici - la cui fase visibile è databile tra la fine del I° secolo a.C e la metà del I° d.C. La visita sarà prossimamente arricchita con un allestimento multimediale, attento agli aspetti didattici, che permetterà di ricostruire le caratteristiche degli ambienti e delle pavimentazioni attraverso l’utilizzo delle più moderne tecnologie.   Operazioni di pulitura del mosaico del Cervo datato II - III sec. d.C

I lavori

L’intervento è stato finanziato con un importo di sei milioni di euro, attraverso l’utilizzo delle risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Friuli Venezia Giulia e mediante il contributo di ALES S.p.A., società in house del MiBACT. Il progetto di ricostruzione è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, coordinato dall’arch. Eugenio Vassallo e realizzato sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli-Venezia Giulia con la direzione dei lavori dell’ing. Ermanno Simonati.   La Domus sarà aperta al pubblico su prenotazione, in base a modalità che saranno comunicate prossimamente sul sito internet www.fondazioneaquileia.it   [caption id="attachment_103689" align="aligncenter" width="1260"] Ricostruzione 3D realizzate a cura della Fondazione Aquileia. Ambiente Porticato del giardino della Domus di Tito Macro - Porticato del giardino (I sec d.C.)[/caption]  

La “Domus di Tito Macro” e i lavori di scavo

La “Domus di Tito Macro”, una delle più vaste dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia, copre una superficie di 1.700 metri quadrati e rappresenta un unicum in Europa. L’abitazione si estende per circa 77 metri in lunghezza e 25 in larghezza massima, tra due strade lastricate della città (decumani) all'interno di uno degli isolati meridionali della colonia, fondata nel 181 a.C., dal quale provengono il celeberrimo mosaico del ratto d’Europa, il bellissimo pavimento con tralcio di vite con fiocco e il ‘pavimento non spazzato’, ora esposti al Museo Archeologico Nazionale, e il mosaico del Buon Pastore, provvisoriamente collocato a Palazzo Meizlik.   La dimora fu indagata parzialmente negli anni ’50 del secolo scorso e, tra il 2009 e il 2015, è stata oggetto degli scavi condotti da parte del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova, in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del MiBACT, sotto la direzione del Prof. Jacopo Bonetto. Gli scavi hanno permesso di riconoscere, in particolare, la pianta della domus, costruita nel I sec. a.C. e vissuta ininterrottamente fino al VI sec. d.C. , e di proporne l’attribuzione a Tito Macro, facoltoso abitante di Aquileia, in base al ritrovamento di un peso di pietra con maniglia di ferro con l’iscrizione T.MACR.   “L’attività svolta dall’Università di Padova ha portato alla luce un’intera dimora, non una qualunque, ma una casa ‘ad atrio’: la prima rinvenuta ad Aquileia, un sito noto per i numerosi resti di edilizia domestica, nella maggior parte costituiti però da frammenti o porzioni difficilmente comprensibili. Di qui la decisione di affrontare una tra le sfide più grandi e originali: riproporre nella sua interezza e nel suo ingombro spaziale una casa romana, realizzando una copertura che rendesse palese anche al grande pubblico l’articolazione degli spazi e offrisse un’esperienza sensoriale diversa, ma non meno emozionante, di quella che si può vivere attraverso le ricostruzioni virtuali. Un’esperienza che, ci auguriamo, possa contribuire a fare dell’antica colonia romana, divenuta poi capitale della Venetia et Histria, non solo il luogo del cuore per gli aquileiesi, ma una tappa obbligata per tanti turisti” hanno dichiarato Francesca Ghedini, professoressa emerita di archeologia classica e il Prof. Jacopo Bonetto, ordinario di archeologia classica e direttore delle ricerche archeologiche sui fondi Cossar.   Le indagini archeologiche hanno permesso di documentare inoltre le fasi di evoluzione della domus, che fu oggetto di varie trasformazioni e rinnovamenti tra cui il grande mosaico della pesca, che verrà ricollocato nella sala di rappresentanza aperta sul giardino. Il tenore di vita dei proprietari è testimoniato da un bellissimo anello d’oro e pasta vitrea datato II-III sec. d.C.. Oltre 1.200 sono le monete restituite dagli scavi, tra le quali spicca il sesterzio di Massimino il Trace (235-236 d.C.), l’imperatore che trovò la morte proprio ad Aquileia per mano dei suoi stessi soldati che avevano stretto d’assedio, senza successo, la città rimasta leale a Roma. Un tesoretto di ben 560 monete è stato poi ritrovato nella zona dell’atrio, nascosto dal suo proprietario in una buca intorno al 460 d.C., nei turbolenti anni successivi alla presa di Aquileia da parte di Attila, re degli Unni, e mai recuperato.   Alla casa si accedeva da ovest, attraverso un atrio sorretto da quattro colonne e dotato di vasca centrale per la raccolta dell’acqua e di un pozzo, parzialmente conservatosi e integrato nella parte mancante. In asse con l’accesso si trovava il tablino, sala da ricevimento del padrone di casa, con ricco pavimento musivo. La parte retrostante della casa gravitava su uno spazio centrale scoperto, il giardino, circondato da un corridoio mosaicato e dotato di una fontana. Su di esso si apriva la grande sala di rappresentanza e, a sud, il triclinio, affiancato da ambienti di soggiorno e da una stanza da letto (cubicolo). A nord si trovava invece la cucina con bancone in muratura, mentre nella parte orientale sono state riconosciute quattro botteghe, tra le quali anche il negozio di un panettiere con il forno per la panificazione, i cui resti sono rimasti in vista.     Fonte: Fondazione Aquileia  

Iscriviti alla nostra
newsletter per rimanere
sempre informato!

Eventi in Friuli Venezia Giulia oggi

Tutti gli eventi giorno per giorno in Friuli Venezia Giulia, trova subito quello che fa più al caso tuo tra numerose mostre d’arte, sagre, festival e appuntamenti da non perdere!

Giro
Iscriviti alla nostra newsletter