
Levata di scudi contro la cosiddetta ‘
tassa Airbnb’, ovvero il provvedimento che trasformerebbe gli intermediari in sostituti d’imposta per la riscossione della cedolare secca nel caso di affitti turistici.
L’audizione dinanzi alle commissioni bilancio di Camera e Senato è stata l’occasione, per i big del turismo online che operano in Italia, di far sentire le proprie ragioni. E schierarsi apertamente contro l’ipotesi avanzata nella manovrino.
Airbnb per prima si è detta contraria all'idea di diventare sostituto d’imposta, proponendo piuttosto un modello simile a quello applicato nelle giurisdizioni in cui il portale riscuote la
tassa di soggiorno.
Booking.com: non siamo sostituti d'imposta
Più duro il commento di Booking.com che, come riporta
ilsole24ore.com, ha elencato i motivi per cui non può essere considerato un sostituto d’imposta: in primo luogo, ha affermato, perché nella maggior parte dei casi gli ospiti, per gli affitti brevi, p
agano direttamente il proprietario. In secondo luogo, sottolinea di non avere una
stabile organizzazione in Italia, affermando: “I 250 dipendenti svolgono compiti limitati e ben precisi”.
Il ricettivo extralberghiero: “Meglio regolamentare i sistemi online”
Sul fronte del ricettivo, anche
Aigo (associazione di Confesercenti che riunisce le attività extralberghiere) si dimostra critica, definendo “
contorti” i sistemi “che si intendono adottare”, secondo le parole del presidente
Agostino Ingenito. “Servono piuttosto altri e più efficaci provvedimenti, tipo una regolamentazione dei sistemi online di prenotazione”. E, per l’associazione, “l’approvazione del Dl senza i necessari correttivi che suggeriamo rischia di
aumentare la deregulation e la confusione nel mercato ricettivo”.
Fonte: TTG