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"New York Times", addio al cartaceo fra 5 anni?

Philip Meyer, uno dei più seri e competenti studiosi dell'editoria americana, aveva calcolato qualche anno fa che l'ultima, sgualcita copia su carta del "New York Times" sarebbe stata acquistata nel 2043.
A smentire la previsione dell'autorevole esperto sono arrivate ieri le dichiarazioni-choc di Arthur Sulzberger Jr. L'editore del blasonato quotidiano americano ha infatti sorpreso il mondo del giornalismo, e non solo, dichiarando che nei prossimi cinque anni l'edizione cartacea del "New York Times" potrebbe chiudere i battenti.
Lo ha fatto in un'intervista rilasciata al giornale israeliano "Haaretz", utilizzando parole inequivocabili: "Non so davvero se fra cinque anni stamperemo ancora il Times e volete sapere una cosa? Neanche me ne importa. La cosa fondamentale - ha spiegato - è concentrarsi su quale sia il modo migliore per governare la transizione dalla carta stampata a Internet. La rete è un posto meraviglioso e su questo terreno noi siamo davanti a tutti". Arthur Sulzberger è evidentemente molto stressato dal declino del numero di copie vendute, dalla perdita di pubblicità, dal buco di 570 milioni di dollari lasciato dall'incauto acquisto del Boston Globe e dall'assalto che Morgan Stanley sta organizzando alla proprietà del giornale.
L'erede della più blasonata dinastia di editori è ben cosciente del fatto che il "Times" ha raddoppiato il numero dei suoi lettori online, arrivando oggi ad 1 milione e mezzo al giorno, tutti i giorni, a fronte del milione di abbonati alla versione cartacea.
Sulzberger ha detto inoltre che "Il New York Times sta compiendo un viaggio e arriverà a capolinea il giorno in cui deciderà di sospendere definitivamente la stampa cartacea. Allora la transizione sarà completa".

Il processo intrapreso ha portato di recente a fondere i desk redazionali del giornale stampato e di quello on-line. "E' anche un processo - ha spiegato Sulzberger - che deve fare i conti con le resistenze professionali, con la sfida della raccolta pubblicitaria e con le conseguenti pressioni degli inserzionisti, con la concorrenza dell'informazione capillare, incontrollabile, globale e gratuita dei blog, dell'adeguamento alle sempre nuove piattaforme tecnologiche su cui vengono veicolate le notizie". Il quotidiano newyorkese ha avviato un accordo con Microsoft per la distribuzione del giornale tramite un programma chiamato Times Reader, che permette ai lettori di leggere la versione elettronica in modo più confortevole, grazie a funzioni aggiuntive. "Sono certo che l'esperienza di leggere il giornale tradizionale possa essere trasferita completamente nel mondo digitale" ha concluso Sulzberger, precisando però che "passare dalla carta stampata a Internet non significa né offrire il giornale gratis nè adeguarsi allo stile dei blogger. Chi vuole leggere il New York Times online dovrà pagare". E in relazione alla questione dei blog ha spiegato: "Ci sono milioni di blogger là fuori e se il Times si dimentica chi e cos'è, perderà la guerra, e a ragione. Noi siamo i 'curatori' delle notizie': la gente non clicca sul New York Times per leggere i blog. Cerca piuttosto notizie attendibili che siano state verificate".
Il punto di vista dell'editore è pienamente condivisibile. Del resto è ben noto il modo in cui il tempo a disposizione della gente sia diminuito, come è altrettanto noto il fatto che ognuno di noi abbia al giorno d'oggi la possibilità di essere informato dove vuole, quando vuole, e sui temi che più incontrano i gusti personali. Le pagine web, le e-mail, la telefonia, le tv telematiche sono ormai arrivate al punto di darci la possibilità di avere la quasi istantaneità della notizia, consentendo agli utenti di poter accedere ai portali e a i servizi da quasi ogni punto del pianeta. C'è anzi da scommettere che nel giro di qualche anno le nuove tecnologie di comunicazione avranno un impatto ancora più forte sui destini dei giornali di carta. Del resto è stato Rupert Murdoch, il più importante editore del mondo, ad asserire che "il futuro propone due sole alternative: cambiare o morire".