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In Italia la Bellezza vale 240 miliardi, ma ne potrebbe valere 370!
Secondo una ricerca di Fondazione Italia Patria della Bellezza e Prometeia, la Bellezza è l'elemento che caratterizza l'identità dell'Italia
In Italia la Bellezza vale 240 miliardi, ma potrebbe valerne 370, se solo il Belpaese copiasse i modelli di Germania, Francia e Spagna. Almeno, questo è quanto calcolato da una ricerca della Fondazione Italia Patria della Bellezza, insieme a Prometeia, società di ricerca e consulenza, col patrocinio del Ministero dei beni artistici e culturali. Ma se il riconoscimento di terra della bellezza fosse sfruttato appieno, potrebbe valere 130 miliardi in più, arrivando fino al 25% del Pil. Per secoli i tedeschi sono scesi in Italia per le bellezze del Paese e non è un caso che il ritratto di Johann Goethe nella campagna alle porte di Roma sia utilizzato come simbolo del Grand Tour. Per la Germania, però, il valore complessivo dell’economia della bellezza è più del doppio di quello dell’Italia: 517 miliardi. Segno che i tedeschi hanno imparato bene la lezione. E un ruolo chiave nella crescita dell’Italia lo gioca il turismo. La valorizzazione delle bellezze nascoste del nostro Paese con lo sviluppo di percorsi turistici verso mete meno note, il rafforzamento del brand Paese attraverso lo storytelling, la definizione di eventi attrattivi in grado di valorizzare il patrimonio storico e naturale sono alcuni degli elementi che consentirebbero all’Italia di aumentare il proprio fatturato di altri 20 miliardi. Se per la Germania ciò che caratterizza l’identità del Paese è espresso dalla qualità, per la Svizzera la precisione e per gli Usa il rappresentare il “sogno americano”, in Italia il talento peculiare è il Bello. Un bello che si esprime attraverso creatività e turismo, beni di consumo e tecnologie di ingegno, i comparti produttivi che sostanziano il valore della Bellezza in termini economicamente misurabili. E che valgono appunto 240 miliardi di euro, il 16,5% del Pil.
In dettaglio, il comparto del turismo produce bellezza per 39 miliardi, quello beni di consumo di qualità (moda, alimentari e sistema casa), 44 miliardi, il settore dei beni tecnologici di ingegno (elettronica, meccanica, mezzi di trasporto) 32 miliardi, e l’industria creativa (design, editoria, musei e spettacoli) 61 miliardi.
Infine, gli investimenti pubblici, con una quota stimata in 60 miliardi, insieme ad “altruismo e mecenatismo”, pari a 3 miliardi.
Fonte: WeBitMag e Repubblica