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Il mare di Grado restituisce un ceppo d'ancora romano

Il mare di Grado restituisce un ceppo d'ancora romano: è stato recuperato nel tratto di mare antistante al Lungomare Nazario Sauro

  Un ceppo d’àncora di epoca romana, lungo un metro e del peso di centocinquanta chili, è stato individuato e recuperato a Grado nello specchio d’acqua antistante il lungomare Nazario Sauro. La scoperta è avvenuta tra le “Piere di Sant’Agata” e le “Piere di San Gottardo”, in una fascia entro il chilometro dalla costa di Grado. La scoperta è avvenuta nel corso di una serie di ricognizioni subacquee compiute dall’assistente tecnico della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, Francesco Dossola (operatore subacqueo), coadiuvato dall’operatore tecnico subacqueo di Grado Stefano Caressa, a seguito del rilevamento strumentale effettuato da quest’ultimo con il Side Scan Sonar della propria imbarcazione Castorino 2. Il reperto è stato quindi recuperato, in un secondo momento, sotto la direzione del funzionario archeologo Paola Ventura per la Soprintendenza ABAP FVG, dagli stessi Caressa e Dossola assieme ai sub del team del gruppo di studio e divulgazione “La Frontiera Sommersa”, Pietro Spirito e Luigi Zannini, utilizzando un pallone di sollevamento da duecento chili. Nella zona sono stati anche rinvenuti numerosi elementi in ceramica e frammenti di varie tipologie di manufatti, tutti di epoca romana. “Il ceppo d’àncora -spiega Paola Ventura- è stato recuperato in quanto giaceva direttamente sul fondale, in discreta evidenza, e pertanto era a rischio di dispersione. Tuttavia proprio tale circostanza impedisce di anticipare molto di più sul contesto a cui doveva riferirsi: solo mediante un’indagine sistematica sarà possibile dare un significato ai materiali ceramici, in particolare ai frammenti di anfore, di cui si è trovata una concentrazione nell’area del rinvenimento, che quindi non forniscono automaticamente una datazione al reperto”. La funzionaria, che ha seguito in diretta le fasi del recupero da bordo dell’imbarcazione Castorino 2 grazie a una telecamera subacquea filoguidata, aggiunge che sicuramente l’àncora non è l’unica di questo tipo restituita dal mare antistante Grado; non necessariamente, infatti, si tratta di reperti connessi a relitti, ma sono diversi i motivi per cui queste possono essere state perse o gettate fuori bordo. Qualche ipotesi al riguardo, spiega, potrà venire dall’interpretazione dei siti subacquei già segnalati a non molta distanza, che rappresentano forse parte di ciò che rimane dell’antico scalo portuale di Grado. Restano fondamentali, per un quadro definitivo, lo studio geologico e la ricostruzione dell’andamento della linea di costa, alla pari di quanto già riscontrato per i numerosissimi siti nell’attuale laguna, fra Grado e la terraferma. “La scoperta e le ricognizioni sono un inizio importante -commenta la Soprintendente del FVG, Simonetta Bonomi- per studiare in modo sistematico quelli che erano il ruolo, le funzioni e le strutture della laguna di Grado in epoca romana”. Il ceppo d’àncora e gli altri reperti, su cui si è avviata una prima pulizia e documentazione, sono stati presi in carico dalla Soprintendenza e saranno collocati a breve nei depositi SABA FVG ad Aquileia. Fonte: SABAP FVG

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