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Dal 1. luglio l'UE riapre le frontiere: I criteri per i Paesi sicuri
L'Unione Europea riapre frontiere esterne dall’1 luglio, ma non a tutti: si discute ancora. I Paesi ammessi e quelli in black list
L’Europa deve riaprire i confini il 1° luglio ma ancora non sa quali turisti è pronta a riaccogliere.
Per evitare di procedere in ordine sparso, mettendo a rischio anche la libera circolazione nelle frontiere interne, gli ambasciatori dei 27 Paesi membri stanno cercando di venire a capo della complicata lista dei Paesi terzi a cui dare l’ok, che quasi certamente terrà fuori quelli ad alto rischio, cioè dove i contagi sono ancora alti. L’obiettivo è poter mantenere in piedi Schengen, riaprendo al turismo di cui molti Paesi hanno bisogno per risollevarsi. Mentre l’Europa discute, gli Stati Uniti le inviano un messaggio per rassicurarla: gli Usa stanno riaprendo “in sicurezza e in maniera responsabile”, nonostante un’impennata dei casi in alcune aree del Sud del Paese, ha detto il vicepresidente americano Mike Pence.Paesi sicuri e criteri
Il confronto in queste ore si concentra sui criteri per classificare i Paesi ‘sicuri’.
La Commissione europea aveva presentato qualche settimana fa una proposta in cui ha stabilito diversi criteri epidemiologici per ammettere un Paese nella lista Ue.
Tra questi, il tasso di nuovi casi di Covid-19 deve essere vicino o inferiore a 16 per 100.000 abitanti (è la media Ue) negli ultimi 14 giorni.
Se il criterio restasse soltanto questo, l’Unione resterebbe chiusa ai viaggiatori provenienti da Stati Uniti, Brasile e Canada, mentre potrebbero entrare quelli in viaggio da Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Marocco, Cuba, Venezuela, Australia, Nuova Zelanda e Balcani.
Ma la lista che deve vedere la luce entro martedì non sarà fissa, bensì varierà costantemente in base all’evoluzione della situazione, almeno ogni due settimane.
E molto probabilmente conterrà anche altri criteri, non soltanto il numero dei contagi, criterio messo spesso in discussione vista la scarsa affidabilità dei dati epidemiologici raccolti in alcuni Paesi.
L’Ue prenderà quindi in considerazione anche la tendenza a stabilizzare o ridurre i nuovi casi, nonché le misure prese dai Paesi per combattere la pandemia, compreso l’utilizzo dei test.
Una volta soddisfatti i criteri sanitari, molto probabilmente si guarderà anche a quello della reciprocità, ovvero bisognerà assicurare che anche i cittadini europei siano ammessi in quel Paese.
Fonte: TTG