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Blog Power: la prima indagine su come cambia la rete

Parola d’ordine: condividere. Status politico: democrazia digitale. Lingua: “post”, voce del verbo postare, liberamente tradotto con “intervenire con riflessioni, notizie, foto e video aperti al commento di tutti”. Abitano la blogosfera, affascinante metropoli planetaria dove le case costano cinque minuti: il tempo necessario a creare il blog, appunto, diario personale in cui riflettere a voce alta e portare in piazza (quella virtuale) le storie quotidiane, le opinioni, la controinformazione. Vero specialmente per le donne, che nella prima fotografia scattata al blog-mondo italiano si confermano le cittadine digitali del futuro. Quelle che mettono in pratica le teorie sull’interazione elaborate dagli uomini. Che spiazzano le tesi sessiste con la loro presenza e la loro età (sono più numerose nelle fasce giovani), la capacità di analisi, la determinazione nel difendere un punto di vista che rispetto a quello maschile è quasi sempre meno omologato. Pioniere tra i pionieri di quella specie umana poliedrica che sono gli autori e i lettori dei diari online. Diversi per condizione, professione, età, geografia. Ma uniti dal filo rosso dell’indipendenza, che calato nella pratica diventa nuova attitudine verso la comunicazione, il marketing, le istituzioni. Una categoria sociale emergente che può arrivare a incidere sulla formazione delle idee prima ancora che i canali ufficiali se ne accorgano.

Il dato scaturisce dalla ricerca DiarioAperto, innovativa indagine sui blogger di casa nostra realizzata dall’azienda di ricerche di mercato Swg con partner autorevoli: l’Università di Trieste, la piattaforma di blogging Splinder e Punto Informatico, giornale telematico specializzato in internet. Un ritratto inedito, disegnato su un campione di 5 mila utenti che hanno risposto alle 250 domande online. Dal questionario affiora l’identikit dei moderni comunicatori: mediamente giovani, buona cultura, residenti nelle grandi città del Centro-Nord, dove la linea veloce di internet è più diffusa. Ma DiarioAperto evidenzia, ed è una specie di rivoluzione, anche un nuovo potere, dai più snobbato e liquidato come velleità utopistica e un po’ capricciosa di quattro ragazzi col pallino di postillare sulla realtà reale.
Prima sorpresa: non sono quattro ragazzi. Quasi 2 milioni gli italiani che scrivono o leggono blog (dato Nielsen, dicembre 2006): un numero che certifica un fenomeno. Confermato dal fatto che l’italiano è balzato al quarto posto nella statistica delle lingue più utilizzate in rete, dopo il giapponese, l’inglese e il cinese. Seconda sorpresa: i blogger cominciano a contare. Enrico Milic, responsabile della ricerca per conto di Swg, che con Enrico Marchetto della facoltà di sociologia di Trieste ha elaborato i dati, conferma: “Sono diventati più consapevoli del proprio ruolo, quello di voce alternativa”. Una dimostrazione pratica è arrivata di recente, quando la rete è stata infuocata dal controverso filmato della Bbc sui sacerdoti pedofili. Un video che la televisione suo malgrado ha ripreso perché nel frattempo, tra un link e l’altro, era già diventato famoso senza passare dal tubo catodico. E qualcosa di simile era accaduto anche durante il caso Calipari, quando un blogger scoprì che con un semplice copia-incolla si potevano resuscitare le parole censurate da un documento riservato e pieno di omissis. Mise sul blog la versione completa e i media ufficiali dovettero rilanciarla.

Esempi lampanti del blog che diventa fonte, acquisisce potere di scelta autonoma e costringe l’informazione più influente a fare i conti con un nuovo imprevedibile megafono, refrattario alle imposizioni, libero e aperto ai contributi di chiunque. Roberto Lo Jacono di Splinder (55 milioni di pagine visitate al mese), interpreta: “I blog soddisfano la necessità di cambiare le regole dell’informazione con i contenuti dal basso, la possibilità di dialogare fra loro e creare community”. Condizionando le scelte di vita quotidiana e sostituendo di colpo perfino le tradizionali figure degli esperti. Come nel caso di Carolina Cutolo, giovane autrice di Pornoromantica, famoso diario di sesso e amore che è la più gettonata “posta del cuore” made in Italy. Il segreto del successo è anche la formula del blog: non più da uno a molti, ma da molti a molti. Il Blog Power è orizzontale. Ma niente spargimenti di sangue, perché sono ancora i mass media tradizionali a suggerire gli argomenti di discussione, a fornire gli spunti per i post.

I numeri di DiarioAperto, che Panorama ha consultato in anteprima ma che presto saranno online, gratis e a disposizione di tutti, raccontano che i blogger sono attentissimi a quello che accade, leggono molto (specialmente quotidiani telematici) e considerano autorevoli i giornali. Non è un paradosso, piuttosto una convivenza stimolante che apre uno spiraglio sul futuro: la partita dell’informazione si giocherà sul filo della fiducia. Vocabolo, questo, di fondamentale importanza per i cittadini virtuali, che hanno ribaltato il paradigma in base al quale l’informazione si subisce. I blogger sono diffidenti, hanno il gene del dubbio, e si riservano di vagliare tutto. Di intervenire, criticare, smascherare falsità e imprecisioni e distruggere i miti. “L’83 per cento degli intervistati” sottolinea Marchetto “ha fiducia nei blog, anche se non li considera autorevoli. Una percentuale molto più alta di quella accordata alla televisione, che ne esce a pezzi”.
Allo stesso modo questo popolo, smaliziato ma cauto, non abbocca al dogma della pubblicità. I guru del marketing che vorranno analizzare i risultati della ricerca potrebbero avere un brutto colpo. Primo perché i blog possono influenzare lo shopping; secondo perché gli autori non si lasciano indottrinare dagli spot. “Le informazioni su un prodotto diventano determinanti per il suo acquisto quando sono inserite in un contesto discorsivo credibile, non di autopromozione” aggiunge Marchetto. “I consumatori online rifiutano l’advertising classico, preferiscono una descrizione del prodotto direttamente da chi lo vive e si può contattare per ulteriori informazioni, come si fa con un amico”.

E i blog aziendali che hanno invaso la rete negli ultimi mesi? “Funzionano solo se si aprono al dialogo e anche ai giudizi negativi. La Fiat per esempio l’ha fatto in concomitanza con il lancio della Bravo, ed è stato un successo”. Così per l’acquisto dei libri (uno dei prodotti più venduti online), sono proprio i blog letterari a dettare legge. Uno su tutti quello dei Wu Ming, gruppo di scrittori formatosi all’interno della sezione bolognese del Luther Blissett Project. Un diario seguitissimo e ascoltatissimo, che non si fa scrupolo di parlare male se è il caso e che, anche per questo, nell’orientamento dei lettori è più valido delle strategie tradizionali.
Potere della fiducia, e della reperibilità. Potere che i grandi poteri non hanno ancora recepito. Uno sguardo al rapporto con la politica rivela quanto le istituzioni siano lontane dalla blog-generation. Credibilità nei partiti? Scarsissima. Nei personaggi che monopolizzano la scena pubblica? Praticamente zero. Pollice verso anche per il Garante della privacy. Perché, se molti utenti sono favorevoli a un filtro contro contenuti violenti e offensivi, praticamente nessuno lo affiderebbe a un’entità burocratica. Molto meglio, si scopre scorrendo i dati, un’autoregolamentazione o, al limite, l’intervento dei service provider.
In questo senso qualcosa già si muove. Per esempio le petizioni per chiedere una legge che legalizzi la possibilità di scaricare da internet gratuitamente video e musica. Per ora sono appelli sparpagliati, ma si comincia a pianificare la proposta. Forza della blog-comunicazione, gli appelli incassano decine di firme che moltiplicate per centinaia di diari diventano migliaia. La metodologia “virale”, anche questa a lungo sottovalutata, è efficace. Il caso più eclatante è il blog di Beppe Grillo, antesignano dell’aggregazione telematica, con la sua rete capillare nazionale e internazionale a sostegno delle campagne di intervento politico e sociale lanciate in rete.

Un potere che fa benissimo a meno dei grandi media. Infatti per la prima volta si organizzano eventi all’oscuro della tv: sono i BarCamp, riunioni di blogger che scelgono di confrontarsi dal vivo e che si ritrovano numerosi solo grazie al tam tam del web. Qualche anno fa c’erano i Mob Flash, mobilitazioni velocissime di utenti che via e-mail si convocavano il tale giorno alla tale ora nella stessa libreria, per chiedere lo stesso volume mai andato in stampa. Una provocazione finalizzata a innocuo divertimento. Oggi quei ragazzi sono cresciuti, hanno affinato le tecniche e spostato gli obiettivi. E se s’incontrano, è per mettere a punto la più ardita delle avventure: provare a incidere sulla realtà.

DiarioAperto pone un grande interrogativo: quanto conterà la blogosfera nell’organizzazione della vita sociale? Negli Stati Uniti, dove il fenomeno è affermatissimo, ci sono diari online con 300 mila contatti al giorno, che hanno modificato drasticamente il mercato pubblicitario e i meccanismi di scelta nei consumi, nella politica, nell’informazione e sulle questioni etiche. Accadrà anche da noi? Marchetto azzarda un’ipotesi: “Non escludo che fra cinque o dieci anni ci saranno blog italiani capaci di attrarre migliaia di utenti, tanti quanti oggi sono i lettori dei siti di informazione tradizionale. Il blog di Beppe Grillo è già oggi uno dei più letti al mondo”.
Con l’età che gioca in loro favore e la propensione naturale all’autoproduzione di contenuti, saranno la vera voce alternativa di domani? Gente che pensa, scrive, acquista e vota secondo dinamiche inedite. Quelli che avvereranno la profezia di Joe Trippi, stratega di marketing politico che ha intitolato il suo libro: The revolution will not be televised. Cioè: la rivoluzione non sarà trasmessa in tv. Previsione sul Blog Power che verrà.

Fonte: Panorama

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