Villa Manin, Passariano di Codroipo (UD)
da sabato 21 marzo a domenica 30 agosto
Il suo Friuli rende un atteso omaggio a Giuseppe Zigaina e lo fa con una ampia antologica allestita a Villa Manin in occasione dell’ottantacinquesimo compleanno dell’artista, che cade il prossimo 2 aprile.
A promuovere la grande rassegna sono la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Azienda Speciale Villa Manin in collaborazione con Linea d’ombra Libri, per la cura scientifica di Marco Goldin.
Facendo ricorso a oltre 120 selezionatissimi dipinti provenienti da prestigiose raccolte pubbliche e private, l’opera di Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli, 1924) viene ripercorsa e indagata in tutta la sua estensione temporale e straordinaria ricchezza di significati. Dunque dai folgoranti esordi del 1942 fino all’ultimo quadro, Verso la laguna, dipinto proprio per questa occasione.
Zigaina è prima di tutto artista friulano, non evidentemente nel senso che il valore della sua opera a questa regione sia confinato, ma perché di questa terra, del suo orizzonte unico è tuttora l’interprete più alto e profondo. Colui che meglio di chiunque altro dalla innamorata visione della sua terra, e delle storie che l’hanno animata, è riuscito a creare un paesaggio nuovo, “tra enigma e profezia”. Con questo elevando la sua arte a valore universale.
Già nei quadri inaugurali – e diversi tra questi sono qui esposti per la prima volta – “era avvenuto l’impatto con quella natura diventata subito destino, incastro fondo della memoria, risorgenza di motivi ancestrali, come se il passato e l’infanzia non potessero in alcun modo restare divisi” (Marco Goldin, dal catalogo della mostra).
Nel periodo formativo, sostanziato anche dall’incontro cruciale nel 1946 con Pier Paolo Pasolini, si alternano nature morte già cariche di un’inedita simbologia a ritratti di forza primitiva e accenti cézanniani. A questo tempo appartiene anche una interessante serie di soggetti sacri che serba memoria dello sguardo attento posato da Zigaina, ancora adolescente, ad Aquileia sull’affresco con la Deposizione della croce, così come diverse opere intitolate Cavallo morto e cavaliere che rileggono il capolavoro di Paolo Uccello, la Battaglia di San Romano (“il quadro della mia vita”), alla luce anche dell’opera di Picasso ammirata alla Biennale del 1948.
Vincendo nel 1950 il premio Fontanesi proprio alla Biennale di Venezia, la personalità artistica di Zigaina si segnala indubbiamente come tra le più ricche del Novecento italiano. C’è in questi anni, dalla fine dei quaranta e fin dentro i cinquanta, prima una rilevante tangenza rispetto al clima del Fronte Nuovo delle Arti e poi un’adesione al Neorealismo, certo per lo stile, ma più ancora per una vicinanza sincera e partecipe alle sorti dei lavoratori e alle loro lotte bracciantili.
Per alcuni anni, dalla fine dei cinquanta, si apre una breve e quanto mai significativa stagione caratterizzata da opere (i generali così come le ceppaie) cui non sono estranee le influenze dell’informale così come di certo espressionismo tedesco. Soffia prepotente un’aria di morte annunciata da grandi ombre tenebrose, fiori strappati, folgori notturne, ferree punte che trafiggono lo spazio. “L’immagine si torce, gronda, si macera sanguinante […]. Le prospettive naufragano in una notte senza varchi, la pasta cromatica è tormentata, graffiata, decomposta” (Guido Giuffré, dal catalogo della mostra).
Progressivamente l’arte di Zigaina si trasforma sia nell’uso dei colori, che si fanno sempre più stridenti, sia nelle forme che si aggrovigliano in filamenti grafici.
Dall’attenzione per la grafica rinascimentale tedesca deriva quello che diverrà un tratto caratteristico della pittura di Zigaina: l’importanza del segno e dell’orditura grafica e la conseguente capacità di inserire l’oggetto nello spazio dell’immaginazione pura. Un segno non gratuito ma significante, nel senso che avvia e promuove un’operazione conoscitiva nella ricerca della necessità dell’immagine. Ecco perché l’immaginazione, nei quadri di Zigaina, non è mai vaga o indefinita. Esiste sempre un fitto dialogo tra necessità di conoscenza e soluzioni pittoriche, esemplificate dal procedimento usato dall’artista: il ritornare con il colore sui grandi fogli stampati, creando così un complesso gioco di rimandi.
Si aprono dunque gli anni settanta, e più ancora gli ottanta, con opere strutturate su prospettive vertiginose e animate da rivolgimenti cosmici. Capra e cuore, Dal colle di Redipuglia, Farfalla notturna sono titoli ricorrenti in tante opere in cui “la quotidianità del tragico diviene espressione di un continuum assoluto di segni e figure, che sembrano distaccarsi ed elevarsi dai drammi di una quotidianità comunque carica di angosce” (Mauro Corradini, dal catalogo della mostra).
Ma ancora una volta, anche quando i suoi quadri sembrano restituire un tempo e uno spazio del tutto visionari, è alla vita vissuta che bisogna rifarsi per avvicinare l’esito ultimo di astrazione, perché “l’esperienza simbolica nasce da te, dal tuo vissuto”. Dunque le epifanie fantastiche che popolano il suo mondo, spesso tinto dei colori della notte (“[…] Il vagabondaggio di notte l’ho vissuto in modo divino… Andavo in questi campi di grano, il grano appena tagliato…”), vanno ricondotte nell’alveo intimo dell’esperienza familiare:
La pittura di Zigaina, fino a questi giorni recenti, è “fortemente visiva e insieme cieca, accecata di materia stratificata, terra appena sterrata, di troppo sapere, che si combatte e colma la visione sino all’inesplicabile” (Marco Vallora, dal catalogo della mostra). Un racconto ininterrotto dell’animo di un uomo che, confessa Zigaina, “prende una direzione per raggiungere una meta. Ma poi succedono cose che lo portano in altri luoghi. E tutto si forma durante il viaggio che è la vita”. Non tutto dunque può essere raccontato, “certe cose non si dicono, affermava Pasolini, e certe altre bisogna dirle in forma poetica…”.
Di rilievo anche il catalogo (edito da Linea d’ombra Libri, 300 pagine totali) che accompagna la mostra. Vi sono pubblicati una conversazione tra Zigaina e Goldin, seguita da un lungo saggio dello stesso Goldin sull’intero percorso dell’autore friulano. A seguire saggi di Fabrizio D’Amico sugli esordi di Zigaina, di Antonio Del Guercio sulla stagione del realismo, di Guido Giuffrè sul momento informale ed “espressionista”, di Mauro Corradini sugli anni ’60 e ‘70 e di Marco Vallora sulla più recente produzione.
NOTA BIOGRAFICA
Giuseppe Zigaina è uno dei più importanti e significativi pittori italiani del Novecento. Nato a Cervignano del Friuli nel 1924, a undici anni entra nel collegio di Tolmin (Slovenia) e vi rimane fino all’8 settembre 1943. Instancabile disegnatore da bambino, Zigaina comincia giovanissimo a dipingere e, appena diciannovenne, espone alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Fondamentale per lui l’incontro nel 1946 con Pasolini con cui stabilisce profondi legami umani artistici destinati a sopravvivere alla morte del poeta. Nel 1948 espone alla Galleria del Cavallino a Venezia e alla Biennale. Nel 1949 espone a Roma alla Galleria d’Arte Moderna e vince il premio ISA. Nello stesso anno realizza tredici disegni per Dov’è la mia patria, una raccolta di poesie di Pasolini. Nel 1950 ottiene il premio Fontanesi alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1953 dirige 1953. Primo maggio a Cervignano, un lungometraggio diffuso dalla RAI ventisette anni dopo. Nel 1955, in occasione di una sua mostra alla Galleria del Pincio, a Roma, Pasolini scrive per lui il poemetto Quadri friulani, contenuto, due anni dopo, nel volume Le ceneri di Gramsci. Si stacca intanto progressivamente dal neorealismo, volgendo i suoi interessi alla Nuova Oggettività tedesca. Nel 1958 per la casa editrice tedesca Volk und Welt esegue cinquantadue disegni per Pisana oder Bekennntnisse eines Achtzigjahringen, traduzione tedesca delle Confessioni di un ottuagenario di Ippolito Nievo. Nel 1960 ottiene il premio Ginori per la personale alla XX Biennale internazionale d’arte di Venezia. Nel 1962 viene invitato a far parte della Società Europea di Cultura e dell’Accademia San Luca di Roma. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta tutta una serie di prestigiose partecipazioni in Italia e all’estero. Nel 1965 comincia a sperimentare l’incisione, una tecnica, nella declinazione dell’acquaforte in particolare, che diventerà sempre più importante nella sua produzione. Nel 1968 collabora al film Teorema di Pier Paolo Pasolini e nel 1971, nel Decameron, Pasolini gli affida la parte del “frate santo” che confessa Ciappelletto. Nel 1974 vince il premio speciale della Biennale internazionale della grafica di Firenze e, sei anni dopo, il premio speciale della giuria della IV Biennale internazionale della grafica di Mulhouse. Nel 1982 espone ancora una volta alla Biennale veneziana. Nel 1984 inizia un periodo di insegnamento all’Art Institute di San Francisco e presenta ufficialmente alla Berkeley University la sua teoria rivoluzionaria sulla morte/linguaggio di Pasolini. Nel 1987 esce il primo libro su Pier Paolo Pasolini, Pasolini e la morte. Mito, alchimia e semantica del “nulla lucente. Nel 1989 gli viene dedicata un’importante mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1992 il Grand prix Alpe Adria di Lubiana. Nel 1995 per i tipi di Electa esce una grande monografia in due volumi dedicata alla pittura e all’opera incisoria curata da Marco Goldin. Marsilio editore gli pubblica Hostia. Trilogia della morte di Pier Paolo Pasolini e quattordici racconti autobiografici intitolati Verso la laguna. Nel 1998 vince il Premio Terni per la cultura. Nel 1999 Marsilio pubblica il pamphlet Pasolini. Un’idea di stile: uno stilo! opera riassuntiva degli studi su Pasolini. Nel 2000 esce Temi e treni di Pier Paolo Pasolini. Un giallo puramente intellettuale, mentre nel 2001 le edizioni del Tavolo Rosso pubblicano un libro d’arte in cinquanta esemplari Giuseppe Zigaina per Friederike Mayrocker con tre acqueforti per ciascuno degli autori.
Zigaina è stato accolto nella Bayerische Akademie der Schönen Künster di Monaco per il suo lavoro di ricerca su Pier Paolo Pasolini, oltre che per la sua attività di pittore.
ORARIO:
tutti i giorni: 9-19 / chiuso il lunedì
BIGLIETTI
intero 6 €
ridotto 5 €: studenti universitari con attestato di iscrizione, oltre i 65 anni, gruppi solo se prenotati (minimo 15, massimo 25 persone con capogruppo gratuito)
ridotto 4 €: minorenni e scolaresche solo se prenotate (con due accompagnatori a titolo gratuito)
Ingresso gratuito per i portatori di handicap.
Per il diritto di prevendita con esclusione delle scuole € 1,50
VISITE GUIDATE
E’ obblicatoria la prenotazione delle visite guidate
Per i gruppi (minimo 15, massimo 25 persone): € 140
Per le scuole (minimo 15, massimo 25 persone): € 60
CATALOGO
a cura di Marco Goldin, edito da Linea d’ombra Libri: € 30 (vendita solo al bookshop della mostra).
PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI
tel.+39 0422.429999 – fax 0422.308272
biglietto@lineadombra.it
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ORARIO CALL CENTER
dal lunedì al venerdi:
9-13.30 / 14.30-18

