La valorizzazione turistica del sito Unesco palafitticolo di Palù di Livenza passa attraverso un progetto, ora in fase di valutazione, al fine di rendere il sito più raggiungibile e più attrattivo dal punto di vista didattico-turistico.
I lavori previsti
Durante un sopralluogo svolto a metà marzo 2023, gli assessori regionali alla Cultura e sport e alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna si sono confrontati con gli amministratori locali e con gli esperti di tutela dei beni culturali.
Il primo passo sarà
realizzare un secondo accesso al sito alternativo a quello da via Longone, che collega da Sud Caneva e il Palù.
L'accesso da Nord consentirebbe d'
intercettare i flussi turistici già diretti alle sorgenti e alla chiesa della Santissima Trinità.
Un obiettivo reso possibile dall'
acquisizione, da parte del Comune di Polcenigo,
della proprietà di due terreni.
La seconda azione riguarda la
ricostruzione a scopo didattico di alcune capanne ed elementi lignei che riproducano le
sembianze originali del sito palafitticolo preistorico.
Ad occuparsi della ricostruzione di queste testimonianze sarà il Servizio Forestale della Regione attraverso le maestranze specializzate del personale operaio.
Queste seguiranno le linee guida dettate dalla Soprintendenza, eseguiranno le riproduzioni nel rispetto delle essenze lignee e delle tipologie di costruzione più fedeli alle originali.
Il progetto è oggetto di studio da parte dell'Amministrazione regionale di concerto con i Comuni di Caneva e Polcenigo e con la Soprintendenza Mic del Friuli Venezia Giulia.
Il Comune di Caneva rientra fra i Comuni beneficiari del riparto di 390mila euro complessivi a sostegno del patrimonio regionale Unesco elargito dalla Regione.
Il finanziamento è annuale e garantisce interventi di gestione ordinaria e interventi di promozione e sostegno della conservazione, fruizione e valorizzazione dei siti patrimonio dell'umanità.
I siti Unesco del FVG
Il Friuli Venezia Giulia vanta cinque siti Unesco:
- la zona archeologica e basilica patriarcale di Aquileia (inserite nella lista nel 1998)
- le Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave (inserite nella lista nel 2009)
- Cividale del Friuli, in quanto parte dei luoghi del potere dei Longobardi in Italia (inseriti nella lista nel 2011)
- Palù di Livenza - Santissima (Polcenigo), in quanto parte dei siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi (inseriti nella lista nel 2011)
- la fortezza di Palmanova, parte delle Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo (inserite nella lista nel 2017)
Il sito archeologico Palù di Livenza
Il sito archeologico Palù di Livenza si trova in provincia di
Pordenone. In particolare nella zona umida e paludosa che si estende tra i comuni di
Caneva e
Polcenigo nella area delle sorgenti del fiume Livenza.
Quello di Palù di Livenza rientra tra i siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino, assieme ad altre localitā italiane di Piemonte, Lombardia, Trentino e Veneto.
È una testimonianza eccezionale di valenza archeologica, naturalistica e della vita nelle aree umide durante il Neolitico.
Informazioni dal Paleolitico
Come si legge nel
sito ufficiale del Palù di Livenza, si tratta di un
sito insediativo popolato fin dall’antico Paleolitico (4900 a.C. ca.).
Le indagini effettuate negli anni ’90 hanno reso possibile la ricostruzione di almeno
tre tipologie costruttive delle strutture palafitticole, relative a fasi insediative distinte, cronologicamente databili tra il 4.500 e il 3.800 a.C. circa.
Molteplici sono i
materiali ritrovati, dagli oggetti e strumenti in pietra a quelli in ceramica (i reperti archeologici rinvenuti nel sito sono attualmente conservati nel
Museo Archeologico del Friuli Occidentale).
In virtù dell’eccezionalità della datazione storica dei ritrovamenti e dell’importanza dell’area archeologica, dal giugno del 2011 il Palù è stato
iscritto nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Durante gli scavi estivi del 2018, oltre a numerosi manufatti in legno molto ben conservati, sono stati riportati alla luce alcuni materiali particolarmente interessanti: alcune
pintadere in terracotta.
L’interpretazione più comune e accettata per le pintadere è quella di stampi per decorare o abbellire il corpo umano oppure materiali organici deperibili come i tessuti o il cuoio.
Le ricerche hanno restituito anche altri materiali degni di nota come ad esempio alcuni pesi da telaio frammentari in terracotta.
Tra gli abbondanti resti organici raccolti, vi sono diversi piccoli
grumi con tracce di masticazione che possono essere interpretati come
gomme da masticare.
Le analisi archeometriche hanno rivelato che si tratta di
pece o catrame di betulla.
Dagli
scavi del 2021 è stata rivalutata la composizione del sito ed aumentato a 4 il numero di villaggi presenti.