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Tutti pazzi per i viaggi di lavoro: italiani disposti a uno stipendio più basso pur di farli

Non è più percepito come una seccatura o una fatica, ma come un’occasione di crescita personale e professionale, ambìta e desiderata. Agli italiani il viaggio di lavoro piace, tanto che il 28 per cento accetterebbe uno stipendio più basso in cambio della possibilità di muoversi più spesso per conto della propria azienda.
Lo ha rilevato un’indagine di Booking.com Business, indicando che il fenomeno del 'bleisure' (l'estensione del viaggio business per motivi leisure) è alimentato soprattutto dalle generazioni ormai abituate alla mobilità, per le quali la linea di confine che separa il lavoro dal privato si assottiglia sempre più.

Le cifre

Il portale ha identificato un trend più ampio, dove la linea di demarcazione tra viaggio d’affari e di piacere si sta sempre più assottigliando. I dati mostrano come quasi la metà dei viaggiatori business intervistati (49%) abbia deciso di prolungare un viaggio di lavoro prenotato negli ultimi 12 mesi, per continuare il soggiorno in un’altra città o paese, con il 27% dei partecipanti già deciso a fare la stessa cosa nel 2017. Secondo l’indagine, si legge su Eventreport.it, il 38% degli italiani che l’anno scorso ha viaggiato per lavoro ha esteso il proprio soggiorno con finalità turistiche e il 35% si è detto disponibile a incrementare il numero di viaggi nel 2017, anche se poi solo il 18% prevede di potere allungare la permanenza per motivi di piacere. Il trend diventa ancora più interessante se si considera che il 48% dei business traveller cerca di organizzarsi il maggior numero possibile di attività (leisure) quando si reca in una destinazione che non ha mai visto prima. Secondo Booking.com Business questo trend si riconfermerà nel 2017 con il 35% deli intervistati pronto a viaggiare di più per lavoro. Inoltre, il 48% delle persone sono disposte a fare il maggior numero possibile di attività quando visita una nuova destinazione. Il 22% dei viaggiatori business intervistati prenota il proprio viaggio in località nazionali una settimana prima mentre il 25% prenota il proprio viaggio d’affari internazionale al massimo un mese prima della partenza.

La ricerca della flessibilità

I risultati dello studio, che mostra come a livello internazionale sia stato il 49% dei viaggiatori business a estendere il soggiorno per motivi di piacere, confermano che le aziende tendono a sottovalutare l’impatto del viaggio, che invece risponde alla crescente esigenza di flessibilità e mobilità dei dipendenti. “Il bisogno di flessibilità”, commenta Ripsy Bandourian di Booking.com Business, “dovrebbe riflettersi anche nei regolamenti aziendali, contemplando nuove mete, l’uso di tecnologia e app per ottimizzare l’esperienza di viaggio dei propri dipendenti o provando nuove tipologie di struttura, come ville o alloggi in famiglia. Se il dipendente ha la libertà di pianificare, prenotare e gestire il proprio itinerario, l’azienda ne beneficia in termini di soddisfazione”.
Oltre a città come Londra, Parigi e Francoforte, Booking.com ha individuato altre 10 destinazioni in rapida crescita per i viaggiatori business. Tra quelle più in ascesa troviamo Praga, Budapest e Canton (Guangzhou). I ‘tempi morti’ sono uno dei fastidi più grandi per il moderno viaggiatore d’affari: secondo lo studio di Booking.com Business, infatti, circa il 62% degli intervistati cerca di fare più attività possibili se in visita a una destinazione mai vista prima, per cui diventa fondamentale ridurre al minimo i tempi di viaggio e gli spostamenti e ottenere il massimo dall’esplorazione della nuova città.
Fonte: TTG e TNS

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