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Qualità della Vita 2021: Trieste Prima

Classifica Qualità Vita 2021 - Province Italia

 

En plein del Friuli Venezia Giulia: Oltre che Trieste al 1° posto ci sono: Pordenone al 7° posto, Udine al 9° e Gorizia al 23°. Pochi giovani Neet, alto livello di istruzione e record di nuove imprese

 
  • Trieste è per la terza volta in cima alla classifica dopo i successi del 2005 e 2009
  • Il capoluogo regionale è primo nella categoria «Cultura e tempo libero» con il primato nell’indice di lettura
  • La Qualità della vita 2021 premia tutto il Friuli Venezia Giulia
  La nuova geografia provinciale del benessere, che va da Trieste a Crotone nella classifica generale della 32ª edizione della Qualità della vita, si candida a diventare una bussola per orientare investimenti e progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Una cartina di tornasole delle disuguaglianze, accentuate dalla pandemia, da cui è necessario partire per attuare in modo efficace le tre missioni trasversali del Piano: ridurre i divari territoriali e di genere e aumentare le opportunità per i giovani.

Il primato di Trieste nella Qualità della vita – per la terza volta dopo i successi del 2005 e 2009 può contare su radici salde in tutte le categorie prese in considerazione nell’indagine del Sole 24 Ore.

Un successo, quello della provincia di Trieste, a cui si accompagna il 7° posto conquistato da Pordenone, il 9° di Udine e il 23° di Gorizia, a conferma che il Friuli Venezia Giulia resta uno dei posti in cui si vive meglio.  

Il background culturale

Nel dettaglio, il capoluogo regionale è primo nella categoria Cultura e tempo libero, secondo in Affari e lavoro, quarto in Ambiente e servizi e si piazza più che discretamente alle voci Demografia, società e salute (30°) e Ricchezza e consumi (31°), lontano dalle parti nobili della classifica solo in materia di Giustizia e sicurezza (97°): una posizione, quest’ultima, caratterizzata tuttavia da un alto tasso di denunce, figlio anche della fiducia nello Stato.

Sul fronte culturale la città che è stata di Svevo e di Saba, di Joyce e di Rilke, vanta il primato nell’indice di lettura, con una diffusione media di 34,4 copie di quotidiani, mensili e settimanali ogni 100 abitanti, e nella spesa dei Comuni per la cultura (53,3 euro pro capite per alcuni capitoli), mentre è seconda a livello di patrimonio museale e terza a livello di formazione continua.

Il livello medio di istruzione dei lettori giuliani, del resto, è di tutto rispetto: la “città dei venti” – prendendo a prestito il titolo di un libro scritto da Heinichen e Ami Scabar – conta il 75% di persone almeno diplomate tra i 25 e i 64 anni e il 41,8% di laureati o possessori di altri titoli terziari fra i 25 e i 39 anni, dati che la collocano rispettivamente al secondo e al terzo posto su scala nazionale.

 

Occupati e nuove imprese

I numeri sono positivi anche se si guarda al tessuto economico-lavorativo: il tasso di occupazione per la fascia dai 20 ai 64 anni tocca il 75,2% (quarta in Italia) ed è da decimo posto, per la bassa incidenza, il 13,9% di giovani fra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano.

Trieste è seconda sul podio anche per la creazione di nuove imprese (5,2 ogni 100 registrate) e per la presenza di imprese straniere (0,2 ogni 100), ma in questo caso si tratta di numeri da contemperare con il 101° posto per l’elevato livello di imprese cessate - 4 ogni 100 registrate – indice forse, più che di uno spirito imprenditoriale accentuato, delle ormai minori capacità di assorbimento di lavoratori dipendenti da parte di un tessuto economico cittadino in cui il comparto servizi – a partire da quelli pubblici e assicurativi - ha avuto sempre un ruolo di primo piano.  

Demografia e rischio Covid

Tutto bene, quindi? Relativamente. In una città che dopo la caduta del Muro di Berlino ha ritrovato il proprio retroterra naturale, la spinta a crescere - certificata anche da fondi Pnrr per quasi mezzo miliardo destinati soprattutto allo scalo marittimo - deve fare i conti con la demografia. Che nel caso di Trieste, con 47,3 abitanti dai 65 anni in su per ogni 100 residenti in età attiva (15-64 anni), fotografa una delle città più vecchie d’Italia, scesa per la prima volta dopo oltre un secolo sotto i 200mila residenti.

L’età avanzata dei triestini deve fare i conti anche con l’emergenza Covid: 86,9 casi ogni mille abitanti nel 2021, secondo gli ultimi dati analizzati nell’indagine, e 106° posto a livello nazionale.

In questo contesto, il blocco temporaneo dello scalo durante la protesta contro l’introduzione del green pass sui luoghi di lavoro, indetta da parte dei portuali e poi tracimata a cadenza settimanale lungo le vie del centro, se alla fine ha procurato danni relativi all’attività marittima, ha tuttavia trasformato Trieste nella città simbolo delle proteste no vax e causato un danno d’immagine. Con conseguenze sul fronte turistico, prima dell’epidemia asset strategico in continua crescita, in particolare per esercenti e albergatori.

Agli assembramenti di questo periodo è stato attribuito un ruolo importante nel riportare il Friuli Venezia Giulia, prima regione in Italia, in zona gialla, anche se tutt’altro che trascurabile può essere definita la vicinanza con la Slovenia (53% di vaccinati) e con la stessa Austria (65% di vaccinati), territori con cui l’interscambio di persone è continuo e che ancora più di Trieste - porta d’entrata anche del flusso migratorio proveniente dai Balcani - contano su uno significativo zoccolo duro di no vax.

La top ten premia il Nord-Est

La classifica 2021 della storica indagine del Sole 24 Ore premia la provincia del capoluogo giuliano, già salita negli ultimi due anni al quinto posto della graduatoria annuale. Oggi conquista anche il primato nell’indice tematico di «Cultura e tempo libero», arriva seconda in «Affari e lavoro» e quarta in «Ambiente e servizi». Sul podio inoltre torna Milano, dopo la scivolata fuori dalla top ten nel 2020 per effetto del Covid, e Trento resta solida al terzo posto. Tra le prime dieci si incontrano sette province del Nord-Est: Bolzano (5ª), Pordenone (7ª), Verona (8ª) e Udine (9ª) che confermano la loro vivibilità e Treviso (10ª) è l’unica new entry, anche grazie al primato nella Qualità della vita delle donne, l’indice presentato per la prima volta quest’anno per mettere al centro le tematiche di genere nella ripresa post-pandemia. Confermate nella top ten anche Aosta (4ª) e Bologna (6ª). Il capoluogo emiliano, in testa nell’edizione 2020, scende di qualche posizione ma conquista il primo posto in «Demografia, società e salute» soprattutto grazie agli elevati livelli di istruzione della popolazione. I bolognesi sono primi per incidenza di diplomati (il 76,8% dei residenti tra i 25 e i 64 anni) e terzi - a pari merito con Trieste - per numero di laureati (il 41,8% tra i 25 e i 39 anni).

Risale la Lombardia

Il risultato di Milano, che già aveva vinto nel 2018 e nel 2019, non stupisce se letto congiuntamente alle performance delle altre province lombarde: ri-conquistano tutte diverse posizioni rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Sondrio. Nel 2020 la regione, più di altri territori, era stata particolarmente penalizzata dall’impatto dell’emergenza sanitaria, misurato ad esempio dal crollo del Pil pro capite in seguito al lockdown e dai dati sanitari (mortalità e contagi in primis). Oggi Milano torna in vetta in «Ricchezza e consumi» e «Affari e lavoro», risultando prima, tra l’altro, per i prezzi delle case, la retribuzione media annua, l’incidenza di imprese che fanno e-commerce (8,1% delle imprese registrate) e la diffusione dei servizi bancari online (872 contratti attivi di home e corporate banking ogni mille abitanti). Monza e Brianza (14ª), invece, si riprende il posto nella parte alta della classifica anche grazie a «Ricchezza e consumi» (con valori al top sia nella spesa delle famiglie per beni durevoli sia nella retribuzione media annua dei lavori dipendenti) al tasso di imprese che fanno ecommerce, al primato del verde storico che tiene conto dell’estensione del Parco di Monza, e al ridotto numero di infortuni gravi sul lavoro. Brescia guadagna 18 posizioni e Bergamo 13.  

VEDI TUTTA LA CLASSIFICA


 
NOTA METODOLOGICA
Novanta indicatori in sei gruppi Anche quest'anno l'indagine della Qualità della vita del Sole 24 Ore prende in esame 90 indicatori, suddivisi nelle tradizionali sei macro-categorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori) che accompagnano l'indagine dal 1990:
  1. ricchezza e consumi;
  2. affari e lavoro;
  3. ambiente e servizi;
  4. demografia e salute;
  5. giustizia e sicurezza;
  6. cultura e tempo libero.
L'aumento a da 42 a 90 indicatori, proposto già dal 2019, consente di misurare molti aspetti del benessere. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al Sole 24 Ore da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca. Il punteggio da mille a zero Per ciascuno dei 90 indicatori, mille punti vengono dati alla provincia con il valore migliore e zero punti a quella con il peggiore. Il punteggio per le altre province si distribuisce in funzione della distanza rispetto agli estremi (1000 e 0). In seguito, per ciascuna delle sei macro-categorie di settore, si individua una graduatoria determinata dal punteggio medio riportato nei 15 indicatori, ciascuno pesato in modo uguale all'altro (1/90). Infine, la classifica finale è costruita in base alla media aritmetica semplice delle sei graduatorie di settore. Le novità del 2021
  • Di solito l'indagine della Qualità della vita, pubblicata alla fine dell'anno in corso, prende in esame i dati consolidati relativi ai 12 mesi precedenti. Anche quest'anno, però, sono stati raccolti alcuni parametri aggiornati al 2021 (a metà anno, se non addirittura a ottobre) con l'obiettivo di tenere conto della recente ripresa post 2020. Le sole performance dell'anno scorso, infatti, sarebbero risultate superate dall'evoluzione della crisi pandemica e avrebbero restituito solo la fotografia di un anno molto particolare condizionato dalle rigide misure restrittive introdotte per contenere i contagi da Covid-19. Così, nell'indagine quest'anno si contano ben 28 indicatori su 90 riferiti al 2021.
  • Nell’indagine 2021 sono presenti una decina di “indici sintetici”. Si tratta di indici che aggregano più parametri in determinati ambiti, elaborati da istituti terzi o direttamente dal Sole 24 Ore. Tra questi, ad esempio, l'Indice di sportività di PtsClas, l’indice della qualità dell’aria “estratto” da Ecosistema urbano di Legambiente, l'IcityRank di Fpa e i “nuovi” indici elaborati dal Sole 24 Ore (l’indice del clima e gli indici della Qualità della vita di bambini, giovani e anziani.
  • Anche quest’anno vengono introdotti nel panel dati nuovi per poter interpretare meglio l’attualità e includere particolari aspetti che oggi incidono sul benessere della popolazione. Tra questi, ad esempio, il numero di farmacie ogni mille abitanti, che in queste ore, con i tamponi rapidi, rappresentano un servizio sanitario di prossimità cruciale. Oppure gli infortuni sul lavoro, l’affollamento degli istituti di pena, i farmaci per la depressione, gli esposti per inquinamento acustico e l’energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile. Gli indicatori che misurano i livelli di istruzione della popolazione, infine, sono stati spostati nella categoria «Demografia, società e salute» per lasciare più spazio ad alcuni dati climatici ed ecologici in «Ambiente e servizi».

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