
Da venerdì 5 novembre 2010 le Dolomiti, patromonio naturale tutelato dall’Unesco, ha il proprio marchio, che verrà utilizzato e custodito dalla nenonata Fondazione Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolomitis e sarà uno strumento essenziale per il marketing territoriale.
A poco più di un anno dall’inserimento delle Dolomiti tra i beni naturali Patrimonio dell’Umanità, venerdì scorso sono stati resi noti i vincitori del concorso.
Uno “skyline” bianco in campo rosso e la scritta Dolomiti in italiano, tedesco e nelle due versioni di ladino, opera di Arnaldo Tranti, di Saint Cristophe, Aosta, di professione designer, è il marchio vincitore.
Presentato dal presidente della Giuria Cesare Micheletti il marchio vincitore ha saputo sintetizzare al meglio l’aspetto del paesaggio della geologia e delle culture delle regioni dolomitiche.
Apparentemente tutti vi intravedono un paesaggio urbano e infatti le Dolomiti sono state descritte in ambito letterario come vere e proprie architetture “ma – ha sottolineato Arnaldo Tranti vincitore del concorso – ho voluto rappresentare le Dolomiti nel modo più preciso possibile. Guardando una foto ho visto le strisce verticali che si intrecciavano con le linee orizontali e alla fine sono uscite queste costruzioni. Il segno riconduce visivamente alla geomorfologia delle Dolomiti, evitando la riconoscibilità di cime specifiche per dare rappresentatività all’insieme dei nove sistemi. Il disegno descrive il “tessuto” geologico delle Dolomiti. Un ordito, costituito da segni verticali netti (l’imponente spinta verticale delle pareti) spezzata da un trama più leggera e disordinata di segni brevi orizzontali (le cenge, le balze, i terrazzamenti). La valle viene invece rappresentata da un segno arcuato e dolce che descrive e ne rivela lo sfondo».
Premiati anche altri due marchi: Enrico Belloni di Seregno, provincia di Monza Brianza, secondo classificato, e Diego Moreno di Modena, terzo classificato.
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“Il messaggio che veicoliamo attraverso il marchio non è vecchio ma anzi molto dinamico e attuale, è molto distintivo, esprime l’unicità che volevamo rappresentare e il significato stesso della candidatura” ha dichiarato l’assessore Mauro Gilmozzi consegnando formalmente il premio al vincitore e al 2° e 3°classificato (rispettivamente 30.000, 10.000 e 5.000 euro).
«Abbiamo cercato – ha spiegato il presidente della giuria di tecnici, Cesare Micheletti – la soluzione che, più di tutte le altre, riuscisse a sintetizzare aspetti che volevamo emergessero: le culture che il sito Unesco comprende, le stesse montagne Dolomiti, il paesaggio che si apre a chi le guarda. Un obiettivo quasi irraggiungibile, ma abbiamo cercato le migliori caratteristiche espressive, in un lavoro approfondito ».

Qualche perplessità dal consigliere regionale leghista Matteo Toscani. «Non so se il logo sia bello o no – afferma Toscani – ma di sicuro resta impresso. E alla fine quello conta: perché devi guardarlo con la coda dell’occhio e ricordartelo. Insomma, è importante che le montagne siano belle, e lo sono: il logo deve essere significativo». Solo una voce con decisione fuori dal coro, quella del consigliere regionale Pd Sergio Reolon. «Un logo senz’anima – chiosa il consigliere – che si potrebbe utilizzare per qualsiasi cosa. Sì, mi pare che non comunichi nulla».
La Giuria, presieduta da Cesare Micheletti e composta da Marco Zucco, Renato Cracina, Martin Bertagnolli e Paolo Manfrini, ha esaminato 434 plichi scartandone subito 46 in quanto privi di una caratteristica fondamentale indicata dal bando e cioè l’anonimato.
Tre i criteri di valutazione soggetti a punteggio: caratteristiche espressive (max 40 punti), caratteristiche comunicative (50 punti), relazione e manuale d’uso (10 punti). Dopo un’audizione con gli assessori provinciali e regionali rappresentanti della Fondazione sono stati selezionati alcuni lavori rispondenti alle caratteristiche richieste e la giuria ha infine assegnato a ciascuna proposta un punteggio finale e approvata la graduatoria.
Redazione Giro

