Eventi
L’età di Courbet e Monet
- Data: da sabato 26 settembre 2009 a domenica 7 marzo 2010
- Luogo: Villa Manin, Passariano di Codroipo (UD)
- Data inizio: 26-09-2009
- Data fine: 07-03-2010
da venerì 26 settembre 2009 a domenica 7 marzo 2010 Villa Manin di Passariano - Codroipo (Ud)
Una mostra concretamente "grande": grande per l'epopea artistica che racconta, grande per la qualità e rarità delle opere che riunisce, grande per il territorio di cui, per la prima volta, delinea le vicende. Grande, infine, perché affronta in modo nuovo, avvincente come un bel romanzo, gli infiniti, talvolta carsici, percorsi dell'arte che, superando ogni singolo confine nazionale, sanno creare un gioco assolutamente affascinante di reciproche contaminazioni. Tutto questo è "L'età di Courbet e Monet. La diffusione del realismo e dell'impressionismo nell'Europa centrale o orientale", firmata da Marco Goldin e proposta da Villa Manin al pubblico di tutta Europa dal 26 settembre 2009 al 7 marzo 2010. Con questa mostra straordinaria, ricca di capolavori, viene per la prima volta organicamente studiato e raccontato il rapporto tra la nascita della cosiddetta scuola di Barbizon in Francia e la diffusione del realismo e del naturalismo nei Paesi dell'Europa centrale e orientale. E subito dopo, a partire dagli anni settanta a Parigi, come l'affermazione dell'impressionismo abbia segnato in modo fondamentale la pittura di molte tra quelle nazioni, addirittura fino a XX secolo inoltrato. Questa mostra, attraverso 134 dipinti provenienti da una trentina di musei europei e americani, e alcune collezioni private europee, è una vera avventura di nuova conoscenza, di sussulti continui e inattesi di bellezza che giungono dai luoghi più diversi dell’Europa. Nuova conoscenza perché mai si è svolta un’esposizione su questo tema e perché il catalogo che l’accompagna è la prima pubblicazione che organicamente studia l’influenza che la pittura francese ebbe nel secondo Ottocento sulle nazioni dell’Europa centrale e orientale. Con il contributo, per i saggi, di una quindicina di importanti studiosi e curatori di tutto il Continente. Occasione certamente unica per conoscere musei e collezioni che normalmente non sono, almeno alcuni, tra le mete prescelte dagli stessi storici dell’arte. E invece luoghi straordinari nei quali si conservano opere che sovente sono in grado di gareggiare per bellezza con quelle tanto amate e celebrate degli impressionisti francesi. Opere che però sono sostanzialmente ignote al pubblico e che nella mostra di Villa Manin offriranno a tutti l’opportunità di scoprire dipinti sempre posti nella dovuta relazione con l’arte francese che li ha ispirati.
Facendo ricorso alle opere provenienti da musei di tutto il mondo, attraverso la mostra viene sviluppata una storia che non verrà illustrata attraverso una banale suddivisione nazionale, ma piuttosto si esprimerà con una tematizzazione che metterà puntualmente a confronto i dipinti francesi con quelli dei diversi Paesi dell’Europa centrale e orientale. Così da scoprire, non nella genericità dei nomi ma appunto dalla precisione degli accostamenti, la misura profonda di una lezione, quella francese, che nel secondo Ottocento ha dilagato in tutta Europa.
134 opere, provenienti da Musei di tutto il mondo, per scoprire la misura profonda di una lezione, quella francese, che nel secondo Ottocento ha dilagato in tutta europa.
VEDI IMMAGINI DELLA MOSTRA Manet, Monet, Renoir, Degas, Van Gogh e tanti altri a confronto con i principali pittori delle Nazioni del Centro ed Est Europa. Il puntuale resoconto dei rapporti tra Parigi e le grandi capitali del centro ed est Europa, darà luogo in mostra all’istituzione di un dialogo che si sviluppò sì nell’accostarsi al mondo del realismo e del naturalismo di Barbizon prima e dell’impressionismo poi, ma che seppe anche trattenere quelle affascinanti caratteristiche nazionali che hanno fatto di tanta pittura ottocentesca del centro ed est Europa un caso di assoluta e indimenticabile bellezza. I viaggi degli artisti, e poi anche dei grandi collezionisti, verso Parigi non sono dunque che il punto di partenza che l’esposizione vuole evidenziare, fissandosi poi però alle caratteristiche di novità che quel vento portò verso Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Monaco, Zurigo, Vienna, Mosca, San Pietroburgo, Varsavia, Praga, Budapest, Bucarest e tanti altri centri. E non solo i viaggi verso Parigi, ma anche le mostre che in molte di queste capitali portarono le opere degli stessi artisti francesi. O addirittura taluni quadri che in quelle nazioni vennero realizzati soltanto sul racconto di chi a Parigi era stato, e testimoniava ai pittori che mai vi erano giunti il loro entusiasmo. Quindi la rassegna di Villa Manin si raccoglierà dapprima attorno ai dipinti di maestri celebri quali Courbet, Corot, Daubigny, Millet, Rousseau solo per dire di alcuni che hanno fatto dell’impronta legata al realismo e al naturalismo la loro forza. Poi si avvicinerà gradualmente al primo tempo impressionista, con un folto e meraviglioso gruppo di opere di Manet, Monet, Sisley, Renoir, Pissarro, Degas, fino all’esplosione dello stesso impressionismo nel suo tempo più pieno, anche con il coinvolgimento di Vincent van Gogh, presente nell’esposizione friulana con quattro, motivatissime opere. Di volta in volta cercando, e trovando, concordanze di soggetto e linguaggio con i migliori pittori del centro ed est Europa, che quindi saranno agli artisti francesi accostati sulle pareti di Villa Manin. Pittori, almeno alcuni, in Italia non così noti, ma spesso di inarrivabile bellezza e che talvolta hanno gareggiato con gli impressionisti nella precoce realizzazione di certi temi, come nel caso sensibilissimo del grande pittore ungherese Pál Szinyei Merse. E poi da Levitan a Serov in Russia, da Chelmońsky a Podkowinski in Polonia, da Grigorescu e Andreescu in Romania a Chitussi nella Repubblica Ceca, da Leibl a Liebermann in Germania, da Calame al giovane Hodler in Svizzera, da Mesdag a Maris in Olanda, da Rops al primo Ensor in Belgio, da Schuch a Wiesinger – Florian in Austria, solo per fare alcuni nomi tra i tanti che saranno portati a conoscenza del pubblico italiano. Per ogni Paese, dall’Olanda fino alla Russia, è stato scelto il museo che meglio di ogni altro poteva rappresentare l’identità della pittura nazionale, e dunque proprio da quei musei sono giunte a Villa Manin le opere. Dal Museo Mesdag all’Aia fino alla Tretjakov a Mosca. Ma l’identità della pittura di ogni singolo Stato ha in questa esposizione sempre il suo riferimento nello sguardo lanciato verso Parigi, quando non fossero stati i soggiorni, anche assai lunghi, che molti pittori fecero nel secondo Ottocento nella capitale francese. E dunque il senso vero della rassegna è dal continuo intreccio dei temi e delle figure, dal continuo intersecarsi dei motivi e dei rapporti. Vi si scoprono così pagine del tutto inesplorate di pittura e la visita alla mostra dà luogo alla costruzione di un nuovo, incantato romanzo Senza isolare nelle diverse sale la pittura di ogni singola nazione, le quattro sezioni della mostra – “Boschi, campagne, case”, “Acque”, “Ritratti”, “Natura abitata” – sono il resoconto di un grande sentimento che nella seconda parte del XIX secolo attraversa l’Europa. Quel sentimento che vede nella scoperta della natura da parte degli artisti di Barbizon in Francia un punto di fondamentale novità. Il gusto per il cosiddetto plein-air - sulla scia di quanto aveva già fatto per esempio Constable in Inghilterra al principio dell’Ottocento, ma anche nel ricordo di taluni pittori olandesi del Seicento da Hobbema a Ruisdael - è uno degli appoggi fondamentali della nuova pittura. Quella novità cui guardano con estremo interesse, fino al punto da recarsi nella foresta di Barbizon, pittori per esempio rumeni o olandesi, tedeschi o svizzeri, cechi o ungheresi. Il senso del naturalismo nasce nella sua completezza dall’opera di Corot (e sappiamo bene quanto venne egli colpito dalla mostra di Constable che Parigi ospitò nel 1822, tanto da convincerlo, tre anni più tardi, a partire per l’Italia alla ricerca del motivo), di Courbet, di Daubigny, di Rousseau, di Diaz de la Peña, che poi si trasferisce nelle opere giovanili di Monet, Sisley, Pissarro, Renoir. Impegnati, questi ultimi, quasi nei medesimi luoghi, come la foresta di Fontainebleau, a rintracciare altre luci rispetto a quelle dei pittori della generazione precedente e a rendere più legata a una realtà trasformata la descrizione della natura, evitando le genuflessioni davanti alla scenografica e accademica natura di ispirazione storica, mitologica e religiosa.
E poi le ultime due sezioni, ricchissime di opere e di capolavori, sul tema del ritratto e della figura nel paesaggio. A partire dal rapporto, con le immagini dei piantatori di patate, tra Millet e Van Gogh, con un suo grande e fondamentale quadro del periodo olandese, proveniente da quel tempio vangoghiano che è il Kröller-Müller Museum di Otterlo. Rapporto, quello tra Millet e Van Gogh, che interessa diversi altri pittori europei, come per esempio il ceco Brožík, che sullo stesso tema dei piantatori di patate realizza nel 1885 un dipinto di sensibile forza poetica. O i polacchi Szermentowski e Gassowsky. Ma poi corrono in sequenza opere bellissime di Courbet, Degas, Manet, tutte nell’ambito del ritratto che nasce dall’adesione al reale, nel continuo e palese confronto con autori come il polacco Rodakowsky, il tedesco Leibl, gli ungheresi Székely e Deák-Ébner solo per dire di alcuni. Prima che sia quell’interessantissimo rapporto tra certi ritratti degli impressionisti e il giovane Ensor, e poi anche Khnopff sempre in Belgio. Tra Corot e l’ungherese Géza Dósa e soprattutto tra i ritratti di bambini realizzati da Renoir nella seconda metà degli anni settanta e Korovin, Surikov e Serov in Russia.
Per far infine comprendere, per la prima volta, il senso di un percorso che ha indubbiamente segnato in modo profondo alcuni decenni di pittura nel secondo Ottocento nel vecchio Continente. Attraverso opere universalmente conosciute, come quelle degli impressionisti francesi, e opere che gareggiano con quelle per fascino anche se non per notorietà.
Così Villa Manin porterà alla luce una pagina d’arte straordinaria e il visitatore potrà avvicinarsi a qualcosa di non completamente conosciuto.
Orari
dal 26/09 al 1/11/2009, tutti i giorni: ore 9-19
dal 2/11/2009 al 7/03/2010:
lunedì-giovedì: 9-18 - venerdì,
sabato e domenica: 9-19
Chiuso
24, 25, 31 dicembre - 1 gennaio 2010: 11-19
Biglietti:
Intero 10 €
Ridotto 8 € - studenti universitari con attestato di iscrizione - oltre i 65 anni - gruppi solo se prenotati (minimo 15, massimo 25 persone con capogruppo gratuito)
Ridotto 6 €- minorenni - scolaresche solo se prenotate (con 2 accompagnatori a titolo gratuito)
Gratuità
- portatori di handicap
- titolari di Friuli Venezia Giulia Card
- bambini da 0 a 6 anni
- giornalisti e pubblicisti in possesso di tesserino attestante la regolare iscrizione all'albo
Per il diritto di prevendita, con esclusione delle scuole, € 1,50
Prenotazioni e informazioni
Linea d'Ombra - call center tel. +39 0422.429999 , fax 0422.308272