Per l’apertura, il 13 febbraio 2015, della nuovissima sezione del Museo della Grande Guerra dedicata all’Interventismo, i Musei Provinciali di Gorizia si sono assicurati una “prima” culturale d’eccezione. Si tratta di un dipinto, mai esposto in precedenza al pubblico, di uno dei protagonisti assoluti del Futurismo: Giacomo Balla.
Raffaella Sgubin, che dei Musei Provinciali è il Direttore, chiarisce che non si tratta di un dipinto “qualunque” di Balla ma di un’opera scoperta, anzi svelata, solo di recente e dalla storia davvero particolarissima.
L’olio, esposto per la prima volta a Gorizia, è rimasto per quasi un secolo sepolto sotto uno strato di pittura nera, sul retro di un’opera ben nota di Balla, la “Verginità” del 1925.
E’ osservando con luce radente il retro di questa celebre opera, che gli esperti si sono resi conto che la superficie tutta nera sembrava nascondere un altro dipinto. Così un intervento di restauro ha portato alla scoperta di un dipinto antecedente, eccezionalmente conservato, che rappresenta, come afferma Fabio Benzi, la più importante novità su Giacomo Balla emersa negli ultimi anni, ma anche una fondamentale acquisizione per la storia stessa del Futurismo.
Il dipinto messo in luce dalla pulitura della vernice nera si è rivelato infatti appartenere a una precisa serie di opere eseguite da Balla tra la fine del 1914 e la primavera del 1915, da lui stesso definite “pitture interventiste”, perché eseguite nel momento di grande tensione politica e culturale che vide la maggior parte degli intellettuali italiani schierati a favore dell’intervento dell’Italia, che si realizzò infine con la dichiarazione di guerra del 23 maggio 1915.
Il Futurismo, è noto, giocò un ruolo di punta all’interno dell’interventismo italiano e Balla ebbe ad affermare, nel manifesto Il vestito antineutrale del settembre 1914, che “La neutralità è la sintesi di tutti i passatismi”: alle parole fece seguire i fatti, partecipando attivamente alle manifestazioni interventiste e venendo anche arrestato. Il dipinto riscoperto, Dimostrazione interventista, si colloca all’interno della fase astrattista futurista, in cui, assente ogni riferimento alle forme naturali, l’artista si serve di linee astratte e colori smaltati e puri per esprimere il dinamismo conflittuale tra forze innovative interventiste e forze di resistenza neutralistica, laddove le forze positive sono simboleggiate dalle componenti cromatiche del tricolore italiano e quelle neutraliste, al contrario, da una tramatura nera che opprime la nazione mentre il nodo sabaudo sancisce l’unità nazionale.
La pittura di Giacomo Balla a tema patriottico è rappresentata, oltre che da Dimostrazione interventista, da due altri dipinti: Bandiere in movimento e dal bozzetto per Dimostrazione XX settembre.
Il capolavoro ritrovato di Balla resterà ai Musei Provinciali solo sino al 22 marzo per essere poi esposto a Milano in occasione di Expò.
Nella nuova sezione del Museo goriziano della Grande Guerra resteranno invece le altre due opere di Balla insieme ad una serie di cartoline di propaganda che, con i manifesti, divennero i più efficaci mezzi di comunicazione di massa.
Queste cartoline costituivano il formato, per così dire, tascabile, di questi grandi poster che parlavano un linguaggio comprensibile a tutti.
Analogamente a quanto avvenne negli altri Stati europei, molti disegnatori si posero al servizio della propaganda di guerra; altre volte, invece, funsero da coscienza critica nei confronti di un avvenimento che consideravano solo una grande sciagura.
Nel nuovo allestimento, realizzato grazie alla collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, sono presentate cartoline italiane che trattano il dibattito su intervento e neutralità, sul ruolo dell’Italia nell’ambito internazionale, sulla percezione della guerra, dove la satira, già ben presente nel dibattito politico attraverso i giornali umoristici, gioca un ruolo importante nella descrizione delle posizioni dei vari schieramenti fino all’entrata in guerra dell’Italia.
Gorizia, Musei Provinciali di Gorizia – Museo della Grande Guerra (Borgo Castello 13)
Orario:
da martedì 13 febbraio 2015 a mercoledì 6 gennaio 2016
da martedì a domenica: 9.00-19.00
chiuso il lunedì
info: musei@provincia.gorizia.it 0481.533926
prenotazioni e visite guidate: didattica@provincia.gorizia.it
Visite guidate al Balla riscoperto:
domenica 15 marzo alle 16
domenica 22 marzo alle 16
Altre su prenotazione all’indirizzo didattica@provincia.gorizia.it
DIMOSTRAZIONE INTERVENTISTA
Mai esposto in precedenza al pubblico, il dipinto Dimostrazione interventista è il frutto di una recente scoperta. Occultato sotto uno strato di colore nero dallo stesso Giacomo Balla che ne era stato l’autore, in seguito ad un intervenuto cambiamento di interessi e di linguaggio, è venuto alla luce grazie a un minuzioso restauro. Secondo Fabio Benzi, “il recente ritrovamento di questo eccezionale dipinto futurista di Giacomo Balla deve considerarsi la più importante novità sull’artista emersa negli ultimi anni, ma anche una fondamentale acquisizione per la storia stessa del Futurismo”. L’opera si colloca tra le “pitture interventiste” realizzate tra la fine del 1914 e il 1915, momento di grande tensione politica in cui i futuristi si schierano compatti a favore dell’intervento dell’Italia in guerra. In occasione delle manifestazioni interventiste Balla viene anche arrestato, assieme a Marinetti (e a Mussolini).
Il senso del dipinto patriottico (il patriottismo italiano è rappresentato dal nodo Savoia che segna con un colpo di frusta il centro del quadro) è reso dai colori della bandiera italiana che si intersecano in campiture dinamiche e seghettate, espressione di energia vitale, mentre forme scure e nerastre, con una definizione nebulosa, amorfa e pessimistica, simboleggiano le forze che spingono verso la scelta di neutralità dell’Italia. La tensione ideale si esprime dunque attraverso forme e colori simbolici.
Di questo dipinto esistono altre due versioni, che indicano quanto il tema risultasse affascinante agli occhi del pittore: un bozzetto dal titolo Dimostrazione interventista è oggi conservato al Museo del Novecento di Milano, proveniente dalla Collezione Jucker, mentre un’altra versione di grandi dimensioni, pressoché analoghe a quella in esame, è di proprietà del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, già appartenente alla collezione del coreografo dei Ballets Russes, Léonide Massine, che lo acquistò da Balla nel 1916, ed è nota col titolo Manifestazione patriottica (La Démonstration).
1915-2015. Nell’ambito delle ricorrenze per il Centenario della Grande Guerra il tema focale per l’anno in corso è rappresentato dall’interventismo italiano e dall’entrata in guerra dell’Italia. Nel periodo convulso che va dall’agosto 1914 al maggio 1915 il Paese si trova in una posizione di precaria neutralità, lacerato tra posizioni opposte di neutralismo e interventismo. Il blocco neutralista è formato dai liberaldemocratici giolittiani, dai socialisti e dalla maggioranza dei cattolici. Più articolato si presenta il fronte interventista, che vede schierati nazionalisti, conservatori, liberali nazionali, democratici interventisti, mazziniani, sindacalisti rivoluzionari.
Gli intellettuali italiani sono in maggioranza interventisti e svolgono un ruolo decisivo nell’orientare l’opinione pubblica in favore di una politica aggressiva, attuando una grandiosa mitizzazione della guerra vista come evento affascinante e risolutore dei mali di un presente mediocre e insoddisfacente. “Sola igiene del mondo” viene definita nel Manifesto del futurismo pubblicato nel 1909 da F.T. Marinetti e dello stesso tenore, anche se con diverse motivazioni, sono le dichiarazioni degli altri intellettuali di punta del momento, da Gabriele D’Annunzio a Giovanni Papini.
La nuova sezione del Museo della Grande Guerra illustra le diverse posizioni in campo da un lato con tre importanti opere interventiste e patriottiche di Giacomo Balla, di cui una esposta qui in anteprima assoluta, dall’altro con una selezione di cartoline tratte dalle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia. Si tratta di cartoline italiane che si inseriscono nel dibattito su interventismo e neutralità, affrontando il tema del ruolo dell’Italia nello scenario internazionale. Vengono così accostati due aspetti complementari della propaganda interventista italiana che, mentre da una parte con le riviste e i quadri futuristi si rivolge ad un pubblico più ristretto, con le cartoline cerca di coinvolgere quell’opinione pubblica ancora poco acculturata del cui coinvolgimento ha assoluto bisogno. Il resto del percorso museale documenta ampiamente gli esiti del successo dell’iniziativa.
VERGINITA‘
Sotto il velo rosato di questo ritratto femminile, Verginità, del 1925 non si cela soltanto una giovane donna, ma un iter creativo complesso, basato su un utilizzo plurimo della stessa tela da parte di Giacomo Balla. La radiografia del dipinto e gli interventi di restauro recentemente effettuati hanno infatti rivelato che sullo stesso supporto insistono ben tre diverse opere, rappresentative di tre diverse stagioni creative.
Un primo Paesaggio urbano di inizi Novecento, verosimilmente divisionista, viene ricoperto nel 1915 da una Dimostrazione interventista dal linguaggio compiutamente astrattista futurista. Dieci anni dopo, nel 1925, lo stesso Giacomo Balla ricopre con uno strato di nero il dipinto futurista e utilizza l’altro lato della tela per dipingervi un’opera figurativa, Verginità appunto. Il lungo lasso di tempo intercorso tra una stesura e l’altra ha fatto sì che le pellicole pittoriche rimanessero distinte e quindi recuperabili nella loro leggibilità (tranne ovviamente il paesaggio urbano sottostante, leggibile in radiografia, il cui recupero implicherebbe il sacrificio della Dimostrazione interventista).
Questa tela dunque, nella sua natura triplice, si configura come una preziosa testimonianza, quasi un “condensato”, dell’evoluzione artistica del maestro: da qui il titolo Balla³. Un Giacomo Balla riscoperto nella propaganda interventista italiana.

