Da sabato 25 marzo a domenica 30 luglio 3 settembre 2023, la Sala Carlo Sbisà del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste ospita la mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900”.
Edit: la mostra è stata prorogata fino a domenica 2 settembre 2023.
Il concept della mostra è
far immergere il visitatore nell’arte africana affinché possa
coglierne l’essenza nei capolavori creati dagli artisti del Novecento.
“Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse” espone
- 50 opere d’arte europea
- e oltre 100 opere plastiche e scultoree
dell’Africa sub-sahariana.
Un percorso essenziale ma esaustivo che rende noto quanto l’arte africana abbia contribuito, e continui a farlo, all’evoluzione dell’arte occidentale.
Partendo dall'esperienze picassiane, la mostra arriva ai giorni nostri attraversando percorsi che hanno in comune una visione dell’arte che trae ispirazione dall’essenzialità delle forme africane.
Il percorso espositivo de “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900"
Il percorso espositivo si apre con l’esposizione di circa 100 opere d’arte africana tra sculture, maschere e oggetti.
Nove le tematiche:
- fertilità e maternità
- bamboline di fertilità
- il culto dei gemelli
- le maschere
- gli antenati
- figure magiche
- arte funeraria
- i poggiatesta
- gli oggetti d’uso
Le sculture appartengono integralmente alla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina e sono il frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio della materia.
Le diverse tematiche sono introdotte da
foto retroilluminate, evocative della cultura dei popoli africani, scattate da Anna Alberghina proprio in quei luoghi, utili a far entrare il visitatore nella vita dei popoli africani.
Sono proposti dei
video, girati dai curatori stessi, che riguardano
riti e costumi di alcune popolazioni:
- danze,
- cerimonie,
- riti magici
- e anche vita quotidiana.
La seconda parte è dedicata all’esposizione di circa
50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’
aspetto immortale del mito africano.
Una vasta sezione è riservata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Altre opere sono:
- papier-decoupe matissiani
- decorazioni tribali di Keith Haring
- surreali visioni di Man Ray
- gioiose figure di Calder accostate alla furia costruttiva di Basquiat
- irriverenti maschere di Enrico Baj
- luminose visioni di Marco Lodola
- incursioni di Marco Nereo Rotelli
- la cancellazione picassiana del cinese Xu Deqi

La percezione dell’arte africana
L'interesse per l’arte africana nasce ufficialmente nel 1906, quando
Henri Matisse e altri artisti iniziano a collezionare opere africane ed a utilizzare quegli stilemi nella loro arte.
È proprio in quel periodo che Parigi diventa il centro del mercato dell’arte africana. E i grandi galleristi come Paul Guillaume, Charles Ratton e Joseph Brummer contribuiscono a promuoverla e ad accrescere la sua popolarità.
Gli artisti delle
Avanguardie parigine intraprendono un percorso di ricerca, che in alcuni casi dà origine a rivoluzionarie correnti artistiche, prima fra tutte il
Cubismo.
Picasso, il suo fondatore, realizza
Les demoiselles d’Avignon (1907), non solo manifesto del movimento cubista, ma opera che presenta, tra le altre, delle figure femminili con volti perfettamente assimilabili alle maschere africane.
L’arte africana affascina, seduce e avvicina gli artisti moderni e contemporanei anche a un senso di spiritualità e di misticismo.
Questo si evince in molte altre opere d’arte, create a partire dal Novecento fino ai giorni nostri.
Orari
La mostra è visitabile:
- dal martedì al venerdì: dalle ore 10.00 alle ore 18.00
- sabato, domenica e festivi: dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Durata indicativa visita 1:15 h
Capienza 90 persone
Biglietti
- Intero: 13,00€ - Weekend e festivi
- Intero: 11,00€ - Feriali
- Biglietto ridotto (acquistabile esclusivamente in biglietteria): 9,00€
- Tutti i giorni -Under 14, over 65, giornalisti, convenzioni, universitari, disabili e accompagnatori
- Ridotto scuole: 4,00€
- Ridotto gruppi oltre 10 pax: 7,00€
- Biglietto Open: 15,00€ - Ingresso salta la fila + poster in tiratura limitata
- Gratuito: Bambini fino ai 6 anni
I biglietti possono essere acquistati direttamente alla biglietteria della mostra oppure online su
ticketone.it
I biglietti ridotti non sono acquistabili online.
Promozione
Grazie all'imposta di soggiorno è attiva una promozione per la quale chi soggiorna almeno una notte in città, prenotando direttamente presso le strutture ricettive aderenti alla promozione, riceverà
in regalo il biglietto per la mostra.
Tutte le info su:
www.discover-trieste.it

Il porto vecchio di Trieste
Il
Porto Vecchio d Trieste fu
costruito per volontà dell’Impero Austro-ungarico tra il 1868 e il 1887 dopo una ampia fase progettuale che ebbe origine da un concorso bandito dal Governo di Vienna nel 1863.
Si estende dallo sbocco del Canale di Ponterosso all’abitato periferico di Barcola.
L’area comprende:
- strutture portuali
- magazzini
- hangar
- la centrale idrodinamica
- gru
- attrezzature elettromeccaniche
- apparecchi trasportatori
- silos,
Le varie parti sono ancora visibili ma non più operanti, testimoniano un aspetto essenziale della Città e della sua
funzione commerciale ed imprenditoriale dell’800 e del primo 900.
L’aspetto del
Porto Vecchio di Trieste è diverso da quello dei porti dell’area mediterranea.
Riproduce, nell’impianto urbanistico e nelle regole costruttive dei suoi edifici, le caratteristiche dei
Lagerhauser (brani di città destinati alla movimentazione delle merci) dei porti del nord-Europa.
Dall'agosto 2001 i Porto Vecchio di Trieste è tutelato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. La scelta deriva dal valore di tutto il complesso storico urbanistico, dalla presenza dei grandi edifici d’epoca e degli impianti di movimentazione.
Sono stati indetti vincoli di tutela diretti, indiretti e prescrizioni. Il tuttoallo scopo di salvaguardarli e di consentire il restauro di tutta l’area attraverso proposte progettuali che non alterino l’esistente.
Un processo di riqualificazione e rigenerazione per nuove destinazioni che, nel rispetto dell’identità storica, ne consentano una riutilizzazione funzionale è in atto.
Dal 2004 la centrale idrodinamica, la sottostazione elettrica e il magazzino 26 sono diventati il Polo Museale del Porto Vecchio di Trieste.
Info
Le opere esposte sono state selezionate dai curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino.
La mostra è prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG.
Info: Navigare srl