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Grado città balneare. Urbanistica e architettura 1872 – 2017
- Data: da sabato 26 agosto al 1 ottobre 2017
- Luogo: Grado (GO)
- Data inizio: 26-08-2017
- Data fine: 01-10-2017

Grado città balneare. Urbanistica e architettura 1872 – 2017
Realizzata grazie alla collaborazione del Dipartimento di studi umanistici dell’Università degli studi di Trieste e del Comune di Grado e curata dal prof. Massimo De Grassi, l’esposizione intende ripercorrere le vicende urbanistiche ed edilizie dell’isola di Grado dagli anni della nascita della sua vocazione curativa e turistica fino al nuovo millennio, tenendo inoltre conto dei nuovi interrogativi che oggi accompagnano le funzioni e il destino delle città balneari, a cominciare dall’utilizzo del territorio.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni: da sabato 26 agosto fino a domenica 1°ottobre 2017 dalle 19.30 alle 22.30
La nascita di Grado come località balneare e curativa si fa risalire al momento in cui, tra il 1872 e il 1873, il pediatra fiorentino Giuseppe Barellai inizia a costruire un ospizio marino destinato a bambini affetti da debolezze organiche e malattie articolari e ossee. In seguito, per il «borgo di pescatori» si profilerà un lento ma costante sviluppo: nel 1892 l’isola viene iscritta nell’elenco ufficiale dei luoghi di cura dell’impero austro-ungarico dopo che due anni prima era stato costruito il primo stabilimento sul mare.
La vocazione balneare della cittadina ne accompagnerà e determinerà la crescita. La nuova città si costruirà quindi per parti, tramite successive bonifiche che strapperanno via via sempre nuovi terreni alla laguna fino a raggiungere il perimetro attuale, radicalmente più esteso e variegato.
L’edificazione dell’Hotel Fonzari e del complesso delle Ville Bianchi, costruiti rispettivamente nel 1896 e tra il 1900 e l’anno successivo, influenzerà non poco la crescita del sistema urbano; le allora isolatissime ville del barone Bianchi, con il loro orientamento parallelo alla spiaggia e agli stabilimenti balneari, fungeranno da polo attrattivo per l’impianto dei successivi assi viari. Tra queste emergenze, e con l’ulteriore cesura offerta dal nuovo Hotel Fortino, realizzato nel 1903 quasi di fronte al Fonzari ma con un impianto ben più moderno, a cominciare dalla collocazione frontemare, si stratificherà l’area privilegiata per gli insediamenti turistici a vario livello.
Nel 1901 la bonifica dell’area tutt’oggi considerata il centro di Grado, offrirà un ulteriore quadro di riferimento per indirizzare la successiva pianta urbana. Nell’area così ottenuta, corrispondente all’attuale viale Europa Unita e delimitata dalle attuali vie Marina e Orseolo, da Riva Camperio e dalle vie Rossini, Roma, Venezia e da Largo san Grisogono, si impianteranno via via nuovi insediamenti turistici e residenziali, servizi e locali pubblici secondo un ordinamento già ben collaudato nella costruzione delle moderne città balneari europee.
All’indomani della prima guerra mondiale gli indirizzi offerti dall'amministrazione italiana andranno decisamente nel verso del potenziamento dell'aspetto curativo. Si trattava quindi di aprirsi a un turismo che andava via via acquisendo connotazioni popolari e ‘di massa’. Di conseguenza si verrà così configurando anche un nuovo assetto urbano, con una migliore e più articolata disposizione dei servizi pubblici, dal palazzo municipale all'ospedale, dalle scuole ad altre strutture essenziali, senza contare la fondamentale costruzione del ponte girevole che nel 1936 unirà l’isola alla terraferma. A questi lavori si aggiungerà poi la grande impresa della «Bonifica della Vittoria», la frazione di Fossalon, vera e propria città di fondazione ai margini orientali della laguna, che dava all'isola un inaspettato retroterra agricolo.
Nel secondo dopoguerra lo sviluppo dell’isola si farà sempre più serrato, procedendo in un primo tempo, finalmente, sul versante del risanamento del centro storico e sulla creazione di nuovi quartieri destinati all'edilizia popolare per i residenti, e in un secondo momento su di un costante rinnovamento dell’offerta ricettiva, calibrata però su parametri radicalmente diversi rispetto al passato. In questo contesto, oltre al lungo e difficile lavoro di sistemazione degli edifici del Castrum e la loro «igienizzazione», nascono in rapida successione la colmata di San Vito e l’Isola della Schiusa, quartieri realizzati nelle immediate vicinanze del centro storico e destinati a soddisfare le necessità abitative di una popolazione in costante aumento.
Sull’altro versante, nei decenni successivi sorgono quartieri come Città Giardino e Grado Pineta destinati in gran parte a strutture di tipo turistico, e solo in piccola parte riservati ai gradesi, creando di fatto una progressiva lacerazione nel tessuto connettivo della comunità, sparsa ora su di un territorio ben più allargato del nucleo fondativo, fino ad arrivare alla cosiddetta Valle Goppion.
VEDI DEPLIANT DELLA MOSTRA
A partire dagli anni sessanta si assiste a una progressiva deriva in senso speculativo, destinata a soddisfare la proliferazione di seconde case, in genere appartamenti di bassa qualità edilizia e di ridottissima metratura; un processo che mal tollererà le ben proporzionate volumetrie delle preesistenze. La conseguenza più evidente sarà la progressiva e violenta sostituzione di un tessuto edilizio di qualità con una cortina di edifici per lo più anonimi dalle volumetrie inutilmente dilatate. In questo contesto farà in parte eccezione il condominio Zipser, sorto per opera di Marcello D’Olivo tra il 1960 e il '64 sulle ceneri dell’omonimo albergo progettato agli inizi del Novecento da Julius Mayreder. Pur in presenza di una mole decisamente eccessiva per il contesto, la qualità architettonica del progetto avrebbe almeno dovuto rappresentare una possibilità per poter indirizzare diversamente le dinamiche edilizie dell'isola. Invece quell'importante esempio di architettura contemporanea resterà di fatto lettera morta, lasciando spazio a costruzioni prive di qualità se non quella di produrre reddito per costruttori e proprietari, il tutto senza tenere in alcun conto l'interesse pubblico e l'armonia urbana.
Da ultimo, risalgono al decennio non ancora trascorso diversi tentativi, per il momento rimasti al palo, per allargare ancora lo spazio urbano con l’occupazione delle ultime aree libere rimaste: quella di val Cavarera e quella non lottizzata della Sacca dei Moreri. Progetti che prevedevano, e prevedono ancora, centinaia di migliaia di metri cubi di costruzioni dedicate in maniera pressoché esclusiva all'edilizia residenziale turistica. Progetti dichiaratamente speculativi che non farebbero che aggiungere materiale a un mercato immobiliare già da anni pressoché saturo.
Quali siano i destini dell'isola e di uno sviluppo che non debba per forza passare attraverso la cementificazione del territorio e non, per esempio, su percorsi di valorizzazione naturalistica, sono interrogativi aperti, solo un’adeguata conoscenza del passato può consentire di affrontarli con la dovuta serenità.