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Big Sara, il grande dinosauro ricostruito a Trieste, venduto a Parigi per 2,5 milioni di euro.

[caption id="attachment_104326" align="aligncenter" width="1024"] Big Sara, il grande scheletro di allosauro ricostruito a Trieste è stato venduto a Parigi per 2,5 milioni di euro.[/caption]

Big Sara, il grande scheletro di allosauro ricostruito a Trieste è stato venduto a Parigi per 2,5 milioni di euro. Ricomposto a Trieste, lo scheletro è stato battuto all'asta più che raddoppiando la base di partenza.

Big Sara, tra i più antichi dinosauri al mondo, considerato com il 'nonno' del temutissimo T-Rex, è stato ricomposto dalla ditta Zoic di Trieste, storico gestore del Sito paleontologico del Villaggio del Pescatore, ed è venduto all'asta a Parigi per 2,5 milioni di euro, una cifra equivalente al doppio della stima iniziale. Vecchio di 150 milioni di anni, lungo dieci metri e alto 3,5 metri, l'allosauro è stato acquistato da un acquirente anonimo all'Hotel Drouot di Parigi.

Base d'asta più che raddoppiata

Ha più che duplicato la base d'asta la vendita finale di Big Sara, il grande allosauro di 150 milioni di anni e venduto il 13 ottobre 2020 alla casa d'aste Binoche et Giquello di Parigi a 2 milioni e mezzo di euro.

Allestito dalla Zoic - l’azienda triestina specializzata nel recupero e nella preparazione di scheletri di animali vissuti milioni di anni fa, fondata dal geologo Flavio Bacchia, storico gestore del Sito paleontologico del Villaggio del Pescatore - nel laboratorio della zona industriale, “Big Sara” ha dunque più che raddoppiato il prezzo base dell’asta, che era stato stabilito a un milione.

La cifra comprende le spese d'asta e devono essere pagate le varie professionalità che si occupano della vendita.

Soddisfazione a Trieste

C’era molta attesa per l’appuntamento fissato nella sede della casa “Binoche et Giquello”, nel cuore della capitale francese, dove “Big Sara” è stato esposto nei giorni precedenti l’asta di Scienze naturali, anche per suscitare la curiosità degli appassionati del genere di tutto il mondo.

«Siamo ottimisti – aveva detto Bacchia prima di partire – perché, proprio in questi giorni uno scheletro del genere è stato aggiudicato per 28 milioni di euro. Non vogliamo volare troppo in alto con la fantasia – aveva aggiunto – ma sappiamo che c’è molta attenzione per il settore da parte dei collezionisti». E stavolta il geologo triestino ha proprio azzeccato la previsione, andando a chiudere un’operazione che sarà ricordata a lungo.

Inevitabile in via Flavia, nella sede della Zoic, la soddisfazione di geologi, biologi, carpentieri e artisti che affiancano Bacchia nella quotidiana operatività di restauro dei preziosi scheletri.

La ditta ha 40 anni di storia alle spalle. É specializzata nell'estrazione e lavorazione di resti fossili - che tra le varie cosa ha fatto nascere il sito paleontologico del Villaggio del pescatore - é tra le 10 aziende al mondo a far questo mestiere.

Un'operazione durata due anni

Le ossa di “Big Sara” sono state acquistate, due anni fa, per 350 mila euro. “Big Sara” è un esemplare di grande dinosauro carnivoro, proveniente dai giacimenti fossiliferi americani della Morrison Formation, risalente al periodo Jurassico superiore.

Con i suoi 10 metri di lunghezza, l’esemplare si distingue per essere molto grande per il suo genere. Una delle principali caratteristiche sono gli enormi artigli delle zampe anteriori.

E ora si pensa a Big John

«Abbiamo appena acquistato un altro scheletro, quello di “Big John”», annuncia a Giorgia Bacchia, principale collaboratrice di papà Flavio: «Si tratta di un triceratopo molto grande, che sottoporremo al consueto lavoro di restauro».

“Big John” non è un carnivoro ed è un esemplare dei famosi dinosauri cornuti. La prima parte delle sue ossa è già arrivata a Trieste.

E ad una vetrina delle lavorazioni paleontologiche

Galvanizzati dal successo dell’operazione “Big Sara”, alla Zoic stanno pensando di allestire una sorta di vetrina, per permettere al pubblico di ammirare lo scheletro nelle varie fasi di lavorazione.

«Stiamo pensando di attrezzare una parte della nostra sede a sala espositiva – riprende Giorgia Bacchia – in modo da poter dare vita, a intervalli regolari, a una sorta di “evento a porte aperte”, in modo che chi è interessato al tema possa vedere dal vivo le fasi dell’intervento».

Guarda l'intervista di ANSA a Flavio Bacchia: [embed]https://vs.ansa.it/sito/video_mp4_export/i20201015073217282.mp4[/embed]

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