Ad Aquileia due nuovi settori d’indagine, nell’area occidentale delle grandi terme romane, hanno ripagato il sudore delle ricerche dell’Università di Udine: dagli scavi emergono un vasto settore con vasche, mosaici e fontane e un’ampia area destinata ai bagni di acqua calda.
Due nuove “perle” delle Grandi Terme romane di Aquileia, costruite nella prima metà del
IV secolo d.C., sono state portate alla luce negli ultimi scavi.
Si tratta di
un vasto ambiente che ospitava grandi vasche, mosaici e fontane e di un’
ampia area dell’abside (ambiente semicircolare)
del calidarium, la zona destinata ai bagni in acqua calda.
La
campagna di scavi è stata condotta, a settembre e ottobre, da un gruppo di ricerca del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale.
Lo studio dei ritrovamenti e di come questi, nei secoli, abbiano cambiato la loro funzione costituisce un’ulteriore prova dell
a vitalità dell’Aquileia tardoantica.
L’Università di Udine ad Aquileia La presenza dell’Ateneo friulano alle Grandi Terme è ormai consolidata da due decenni e nelle campagne di scavo annuali si sono formati oltre 600 studenti di archeologia.
Dal 2016, anno della prima concessione di scavo dal Ministero, allora dei beni e delle attività culturali, fu avviata una nuova e proficua collaborazione con la Soprintendenza e la Fondazione.
I ritrovamenti degli scavi nell'area delle Grandi Terme di Aquileia
Gli scavi hanno finora rivelato:
- ampi saloni pavimentati con raffinati mosaici policromi geometrici e figurati o in tarsie di pietre e marmi multicolori;
- l’enorme frigidarium, con le sue grandi vasche per i bagni freddi;
- la parte centrale della grande piscina (natatio) lastricata in cui si poteva nuotare;
- gli ambienti del settore nord-orientale,
- dove è ancora visibile la sovrapposizione di tre fasi successive con i rispettivi mosaici;
- alcuni ambienti riscaldati del settore occidentale
In particolare, dalla grande aula nord provengono i mosaici di eccezionale pregio oggi conservati al Museo archeologico nazionale di Aquileia e
raffiguranti soggetti marini e atletici.
Ossia i temi caratteristici della decorazione delle terme imperiali, dove erano previsti spazi per agonismo e training sportivo.
Le didascalie in greco provano l’intervento di raffinate maestranze di origine
greca/orientale.
I rifacimenti e i restauri dei mosaici dimostrano che le terme costantiniane continuarono a vivere fino al termine del V secolo d.C., anche oltre il famoso saccheggio di Attila del 452 d.C.
Da terme a campo coltivato
Tra il VI e il VII secolo i ruderi furono riutilizzati a fini abitativi da piccoli nuclei familiari e, dopo il definitivo abbandono e il
crollo delle volte e degli elevati, diventarono una
grande cava di pietre e mattoni da riutilizzare come materiale da costruzione o da cuocere per ottenere calce.
La spoliazione dei resti delle terme si intensificò in età tardomedievale (XIII-XIV secolo), eliminando tutti i resti delle strutture fino alle fondazioni dei muri.
Così si trasformò completamente l’aspetto del sito, che prima dell’inizio degli scavi moderni si presentava come un campo coltivato, proprio grazie a grandi riporti di terra disposti sulle macerie.
O e soltanto con le nuove metodologie di scavo stratigrafico, introdotte nel 2002 con l’inizio delle attività dell’Ateneo udinese, è stato possibile ricollegare i nuovi ritrovamenti a quelli pregressi e indagare non solo le fasi di epoca romana, ma anche quelle che dal Medioevo a oggi hanno reso il sito un paesaggio prevalentemente agricolo.
Le ricerche sono state condotte su concessione ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia-Giulia e in collaborazione scientifica con Cristiano Tiussi, direttore di Fondazione Aquileia, che ha assicurato il sostegno economico allo scavo.
Fonte: UniUd e Fondazione Aquileia