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Airbnb, il Friuli Venezia Giulia tra le 20 destinazioni al mondo per i nomadi digitali
"Un sistema regionale sempre più attrattivo che con questa iniziativa diventerà uno dei venti punti di riferimento al mondo per i nomadi digitali, ovvero quelle persone che lavorando da remoto hanno la possibilità di scegliersi la località più attrattiva e congeniale alle loro esigenze in termini di qualità della vita".Lo hanno detto il 3 settembre 2022 a Trieste gli assessori regionali Alessia Rosolen (Lavoro) e Sergio Emidio Bini (Attività produttive e turismo) presentando l'adesione del Friuli Venezia Giulia alla campagna "Vivi e lavora ovunque" di Airbnb, supportata anche dal Ministero per lo Sviluppo economico e da Invitalia.
Come hanno spiegato gli esponenti della Giunta "questa importante opportunità per il Friuli Venezia Giulia nasce dai contatti di Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa con il Ministero dello Sviluppo Economico e con Invitalia, instaurati nell'ambito dell'attività di attrazione investimenti che, in misura sempre maggiore, si delinea come una strategia strettamente correlata all'attrazione di talenti".L'assessore Rosolen ha ricordato l'indagine sulle migrazioni interne de Il Sole 24 Ore che registra il Friuli Venezia Giulia come la regione complessivamente più attrattiva d'Italia, che rappresenta "un sistema aperto ad ogni forma di innovazione dell'organizzazione e delle modalità di lavoro, ponendo particolare attenzione alla qualità della vita, alla conciliazione vita-lavoro e all'impatto sociale delle attività di impresa sul territorio e nelle comunità". "Proprio per questi motivi - ha detto ancora Rosolen - ad ottobre sarà ospitato il primo forum delle società benefit e, in tale contesto, ci fa enorme piacere essere stati selezionati tra le destinazioni mondiali più desiderabili per i lavoratori da remoto nel quadro di questo progetto di Airbnb". Da parte sua l'assessore Bini ha rimarcato come il Friuli Venezia Giulia sia una regione che con i fatti sta dimostrando di essere sempre più ricercata dai turisti e dalle imprese.
"Questo perché sono state attuate delle scelte e delle politiche da parte dell'Amministrazione regionale finalizzate al fatto che, per una somma di situazioni, sia conveniente venire in Friuli Venezia Giulia. Inoltre, segnando un cambio di passo rispetto al passato, siamo riusciti a innestare un processo di collaborazione a livello sistemico con tutti gli attori, pubblici e privati, che ci sta consentendo di conseguire importanti obiettivi come quello di oggi"."Essendo il Fvg una della 20 sedi mondiali individuate da questa iniziativa, la collaborazione con Airbnb - ha aggiunto Bini - ci permetterà di fare ulteriormente conoscere a livello internazionale la nostra regione". Infine il Country manager per Italia e Sud Est Europa di Airbnb, Giacomo Trovato, ha ringraziato la Regione perché, prima delle altre, ha dimostrato di avere la giusta mentalità di fronte a un fenomeno destinato a svilupparsi sempre più nel futuro.
Chi sono i nomadi digitali
I nomadi digitali sono freelance o manager che lavorano da remoto senza vincoli di presenza in sede e di orario. Sono quelli che girano il mondo, lavorando ovunque grazie a Internet e lavorando da remoto hanno la possibilità di scegliersi la località più attrattiva e congeniale alle loro esigenze in termini di qualità della vita.Secondo un nuovo rapporto del Migration Policy Institute, più di 25 paesi hanno lanciato visti per i cosiddetti nomadi digitali, freelance o manager che lavorano da remoto senza vincoli di presenza in sede e di orario. La tendenza, innescata dalla pandemia, è iniziata con le piccole nazioni europee e caraibiche dipendenti dal turismo. Ora, economie più grandi come Emirati Arabi Uniti, Brasile e Italia si stanno allineando, lanciando proprie iniziative.
Per questi paesi, i visti nomadi digitali sono un modo per attrarre nuove idee e talenti sulle loro coste, oltre a sfruttare la crescita del lavoro a distanza per iniettare capitali stranieri nelle economie locali.
Nel mondo si stima siano circa 35 milioni, che creano un giro d’affari da 700 miliardi di dollari.
L’apertura dell’Italia ai lavoratori da remoto provenienti da tutto il mondo è stata ufficializzata grazie a una norma del decreto Sostegni Ter che consente loro di ottenere un visto di lavoro di un anno prorogabile di un ulteriore anno con una procedura facilitata. Una procedura estesa anche ai familiari, servono però l’assicurazione sanitaria e un reddito minimo.