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Dal 2023 la Croazia entra nell'area Schengen e nell'Euro

Dal 1° gennaio 2023 la Croazia entra nell'area Schengen e nell'Euro

Via libera per la Croazia che diventa il 27esimo membro appartenente all'area di Schengen, ma semaforo rosso per Romania e Bulgaria entrambe bloccate dal voto contrario dell'Austria, e per quanto riguarda la Bulgaria con il diniego anche dei Paesi Bassi.

La più grande area di libera circolazione al mondo conta un nuovo membro: a partire dal primo gennaio 2023, saranno 27 gli Stati che faranno parte dell’area Schengen. Si tratta dei 23 Paesi dell’Ue con l'aggiunta di Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. L’ultimo membro, il ventisettesimo, ossia la Croazia, farà il suo ingresso tra meno di un mese. Con l’ingresso della Croazia, l’area Schengen cresce per la prima volta in oltre dieci anni. Questo è infatti il primo allargamento dell’area Schengen dal 2011, quando si aggiunse ai membri il Liechtenstein.

Aboliti i controlli alle frontiere

Dal 1° gennaio 2023 saranno aboliti i controlli alla frontiera croata. Aboliti, dunque, i controlli sulle persone alle frontiere interne terrestri e marittime tra la Croazia e gli altri paesi dell'area Schengen.

I controlli alle frontiere aeree interne saranno revocati dal 26 marzo 2023, data la necessità che ciò coincida con le date dell'orario estivo/invernale IATA.

Dal 2023 anche la Croazia inizierà a rilasciare visti Schengen e potrà utilizzare appieno il Sistema d'informazione Schengen.

Dal 1° gennaio la Croazia farà il suo ingresso anche nell'area dell'Euro.

“In questo anno in cui ci siamo posti importanti traguardi, abbiamo raggiunto gli obiettivi strategici del governo, di cui beneficeranno maggiormente i cittadini croati e la nostra economia”,

ha scritto su Twitter il primo ministro croato, il conservatore Andrej Plenković, dopo che la Croazia ha ricevuto il via libera unanime del Consiglio Affari Interni dell'Ue per l'ingresso nell'area Schengen.

La questione dell'allargamento dell'area Schengen è tornata sul tavolo mentre gli arrivi irregolari alle frontiere esterne dell'Ue sono in aumento, dopo aver visto un calo durante la pandemia di Covid-19.

L'aumento è particolarmente marcato dalla rotta dei Balcani occidentali, dove da gennaio sono stati rilevati circa 139.500 ingressi irregolari nell'Unione, secondo i numeri di Frontex. Un dato lontano dai 764 mila ingressi registrati nel 2015, ai tempi della crisi dei profughi, ma che non tiene conto dell'esodo ucraino.

L'aumento degli arrivi attraverso i Balcani occidentali - in particolare attraverso la Serbia - ha spinto la Commissione europea a presentare un piano d'azione per cercare di ridurre l'afflusso, come ha fatto di recente per la rotta del Mediterraneo centrale.

Stop a Bulgaria e Romania

Il veto dell'Austria all'ingresso di Romania e Bulgaria ha invece dato lo stop all'ingresso a questi due Paesi. Infatti, a dicembre i ministri dell’Interno dell’Ue avrebbero dovuto votare sull’allargamento dell’area di libera circolazione per includere altri tre Paesi: Romania, Bulgaria e Croazia. Ma il consenso su Romania e Bulgaria non è arrivato a causa dell’opposizione di Austria e Paesi Bassi.
Per il cancelliere austriaco Karl Nehammer, infatti, l’abolizione dei controlli alle frontiere con i due Paesi è fuori discussione al momento. La ragione addotta è l’arrivo in Austria di troppi migranti non registrati. I Paesi Bassi, invece, sono contrari all’ingresso in Schengen della Bulgaria, in parte a causa delle preoccupazioni riguardanti lo stato di diritto.

Il veto dell'Austria

"Non vi è alcuna approvazione da parte dell'Austria. È necessario più tempo. Abbiamo 75 mila migranti clandestini non registrati in Austria, dobbiamo prima rispondere a queste domande di sicurezza", ha detto il cancelliere austriaco Karl Nehammer a margine del vertice Ue-Balcani occidentali a Tirana, due giorni fa.

Voto contrario anche dei Paesi Bassi per la Bulgaria

Il ministro olandese per la migrazione, Eric van der Burg, ha spiegato che il suo Paese era preoccupato per "corruzione e diritti umani" in Bulgaria e ha chiesto una nuova relazione della Commissione su questi punti. "Per noi è un sì alla Croazia e un sì alla Romania", ha precisato.

Le dichiarazioni delle istituzioni

"Benvenuta Croazia. Congratulazioni sincere alla Croazia, nuovo membro dell'area Schengen. Un passo importante e meritato per il popolo croato. Avete lavorato duramente per raggiungere questo obiettivo".

Così via Twitter le felicitazioni della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

Ai cittadini di Bulgaria e Romania, ha spiegato la commissaria Ue  agli Interni Ylva Johansson, dico questo:

"Meritate di far parte a pieno titolo di  Schengen, sosterrò ogni passo per raggiungere questo obiettivo nel mio mandato".

Romania e Bulgaria continueranno a spingere per ingresso in area Schengen

La Romania continuerà a cercare di entrare nell'area Schengen dell'Unione europea, ha detto il primo ministro Nicolae Ciuca dopo che la richiesta è stata nuovamente bloccata a seguito delle obiezioni austriache. "La Romania riprenderà il processo di ingresso nell'area Schengen".

Anche la Bulgaria continuerà a spingere per il suo ingresso nell'area Schengen dell'Unione Europea. Lo ha detto il ministro degli Esteri Nikolay Milkov dopo che la richiesta del paese balcanico è stata bloccata a seguito delle obiezioni di Austria e Paesi Bassi.

"Andremo avanti. Potremmo dover sollevare nuovamente la questione al vertice UE alla fine di questo mese", ha detto Milkov ai giornalisti, aggiungendo che spera che l'ingresso della Bulgaria nell'area Schengen sia autorizzato già nel prossimo marzo.

Che cos'è l'area Schengen

Lo spazio Schengen è uno dei cardini del progetto europeo. Finora comprendeva 26 Stati europei che, in base al cosiddetto “acquis di Schengen, hanno abolito le frontiere interne. Queste sono state sostituite da un'unica frontiera esterna (qui avviene il controllo dei passeggeri). Questo significa poter vivere, studiare, lavorare e andare in pensione in ogni paese della zona. Previsti inoltre vantaggi specifici per turisti e imprese.

A farne parte sono tutti i paesi dell'Unione Europea ad eccezione di quattro:

  • l'Irlanda, che ha esercitato l'opzione di non partecipazione (opt-out),
  • la Bulgaria,
  • Cipro
  • e la Romania.

I quattro paesi non-UE che ne fanno parte sono:

  • Islanda,
  • Norvegia,
  • Svizzera
  • e Liechtenstein.

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